Le regioni: Lep anche a scuola

La proposta degli assessori regionali al premier: importiamo il modello della sanità

di Emanuela Micucci, ItaliaOggi 28.10.2014

Nella Buona Scuola le regioni chiedono di introdurre i Lep, i livelli essenziali di prestazione, come avviene in sanità. «Ci sono troppi livelli in campo dagli uffici scolastici, ai comuni, alle regioni», spiega Emanuele Bobbio, assessore in Toscana, che coordina gli assessori regionali all'istruzione nella IX Commissione della Conferenza Stato-Regioni, «occorre chiarire quali sono le competenze di ciascuno e i meccanismi di raccordo per governare il settore.

Vanno previsti i Lep anche in questo campo: le risorse, gli organici, le prestazioni essenziali dalla scuola dell'infanzia al tempo pieno. E costi standard».

I Lep e la governance sono il nucleo delle proposte avanzate dalle regioni guidate da Sergio Chiamparino al ministro dell'istruzione Stefania Giannini e approvate dalla Conferenza delle regioni in un documento di 17 pagine, che raccoglie anche le buone pratiche in materia di istruzione e formazione realizzate sul territorio. Una proposta che sembra incontrare il favore della Giannini. Il ministro, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, avrebbe condiviso anche il passaggio della bozza del documento in cui si affermava la necessità, in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi da parte delle regioni, di misure di accompagnamento fino al commissariamento, proprio come avviene in sanità.

 

Passaggio quello sul commissariamento, però, non presente nel testo definitivo. Quattro le direttrici del sistema di governance multilivello e condiviso proposto dalle regioni per coordinare meglio gli interventi di istruzione sul territorio: regole comuni di sistema attraverso la definizione dei Lep; obiettivi misurabili e target di convergenza da perseguire per ogni regione in tempi certi; sistemi di raccordo interistituzionale per raggiungere i target; un sistema informativo per il monitoraggio e la verifica dei risultati raggiunti. Così da realizzare un sistema efficiente, razionale e sostenibile di riparto delle risorse nazionali di personale e finanziarie, abbandonando – si legge ne documento – «la logica procedurale e spesso emergenziale finora utilizzata nella programmazione territoriale dell'offerta formativa». «Una programmazione efficace – si sottolinea - non può prescindere da definizione dei Lep e costi standard, certezza delle risorse disponibili, condivisione di meccanismi di riparto sulla base di standard di riferimento».

 

 

Il sistema è saltato. Migliaia di candidati ai 22 mila tirocini formativi attivi dovranno nel giro di pochi giorni rivedere le scelte fatte, indicare atenei diversi da quelli già prospettati come sede delle prove e poi dei corsi di abilitazione. Il motivo? Sono stati pubblicati come disponibili più posti di quelli autorizzati dal ministero.

Un'offerta formativa in eccesso diffusa a pelle di leopardo sul territorio nazionale, che ha falsato a cascata anche le richieste degli aspiranti ai Tfa, a cui il ministero dell'istruzione ha provato a mettere una pezza: con una nota del 24 ottobre scorso ha fissato a domani il termine ultimo entro il quale l'offerta a livello regionale deve essere riallineata ai contingenti previsti dal Miur per l'anno accademico 2014/15. «Resta inteso che, una volta completata la fase di riallineamento dei dati dell'offerta formativa, verranno riaperte le procedure per la scelta, da parte dei candidati che hanno superato il test preliminare, degli atenei e delle istituzioni presso i quali sostenere le prove scritte», prevede la nota a doppia firma del capo dipartimento per la formazione superiore e la ricerca, Marco Mancini, e del capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, Luciano Chiappetta.

Della riapertura dei termini, assicurano da viale Trastevere, saranno messi a conoscenza tutti i candidati interessati alla nuova offerta formativa (nelle poche regioni dove non ci sono problemi, tutto resta com'è) sia per la prima scelta della sede che per le altre due.

Il regolamento prevedeva che i percorsi da inserire sul sito del Cineca, il consorzio interuniversitario, come offerta formativa distinta per regione e per classe di concorso, fossero vidimati dal Coreco, il comitato regionale, d'intesa con le direzione scolastiche regionali. Il sistema però è stato bypassato, con alcune università che hanno inserito direttamente i dati nel sito Cineca. E così è saltato ogni controllo e coordinamento. Il dicastero guidato da Stefania Giannini, con la nota del 24 ottobre scorso, ha previsto per la nuova tornata un ulteriore passaggio: «Una volta che l'offerta formativa complessiva in ciascuna regione e classe di concorso coincida con i posti disponibili, i Comitati, d'intesa con i direttori (scolastici regionali, ndr), devono trasmettere i dati relativi all'offerta formativa a questi dipartimenti». Il ministero, dunque, ha preteso per sé una fase di controllo ulteriore sulla congruenza dell'offerta formativa rispetto ai posti autorizzati. Entro il 29 ottobre la situazione dovrà rientrare senza nessuna deroga rispetto ai posti previsti, dicono dal Miur, così da garantire che entro il prossimo 30 novembre le procedure di selezione si concludano. Per luglio 2015 i nuovi abilitati dovranno essere pronti, così da poter partecipare ai prossimi concorsi senza subire danni, che potrebbero invece dare luogo a eventuali azioni risarcitorie.

Spetterà ai comitati regionali in queste ore mettere d'accordo i rettori dei singoli atenei, comprese le università telematiche, perché rivedano la torta dei corsi abilitanti, il cui costo può arrivare a 3mila euro a testa. Ma quali sono gli sforamenti? Un esempio: per tutta la Lombardia c'erano 425 posti per italiano alle medie (A043) e 204 per italiano alle superiori (A050) per un totale di 629. Nel portale Cineca i posti sono diventati per le due classi di concorso oltre 1130. C'è il caso della Lombardia, e poi quello della Campania, del Lazio e della Calabria, ma anche le piccole realtà non sono esenti. Nelle Marche, per esempio, l'Accademia di belle arti ha offerto per la classe A022 7 posti, autorizzati ne risultavano solo 2. Nel Molise, l'università ha messo in palio per la classe A060 20 posti, autorizzati 5. E poi c'è il Piemonte, l'Emilia Romagna, la Valle D'Aosta. In queste ore tutte le università stanno comunicando ai propri candidati che le prove slitteranno di qualche giorno. Intanto che si consuma la battaglia tra i rettori.