Te lo dà Renzi il posto flessibile. Giovani sempre più precari

Pasquale Almirante, La Tecnica della Scuola 27.10.2014

Ogni 100 nuovi contratti di lavoro che vengono attivati appena 15,2 sono a tempo indeterminato, in pratica uno su sei. E più flessibile di così non si può, tranne che Renzi voglia togliere anche quel 15%.

Posti fissi come si intendevano un tempo se ne contano davvero pochi e Matteo Renzi lo conferma alla Leopolda. Il grosso dei nuovi contratti, ben il 69,7% nel secondo trimestre del 2014, secondo i dati raccolti dal ministero del Lavoro e pubblicati da La Stampa, è rappresentato dalla sommatoria di contratti di formazione, contratti di inserimento, interinali, intermittenti e contratti di agenzia. Poi c’è un 6,2% di contratti a termine, un 5,8% di contratti di apprendistato ed infine un 3,1% di contratti di collaborazione. Su 2.651.648 nuovi rapporti di lavoro, dunque, solo 403.036 (227mila maschi e 176mila femmine) sono a tempo indeterminato.

Ne consegue, leggiamo sempre su La Stampa, un turnover fortissimo che, sempre nel II trimestre 2014, arriva a sommare ben 2.430.187 cessazioni: 355mila sono frutto di richieste del lavoratore, 249mila sono invece promosse dall’azienda. Restano 1 milione e 639 mila contratti che terminano per semplice scadenza naturale del rapporto di lavoro.

La cosa curiosa è che di queste 2,43 milioni di cessazioni ben 403mila riguardano contratti che durano appena 1 giorno, 170mila tra due e 3 giorni ed altri 380 mila non arrivano al mese pieno di lavoro. Solo 381mila contratti durano più di un anno. Se si analizza la serie storica che va dal primo trimestre 2011 al secondo trimestre 2014 si vede che in tre anni e mezzo lo stock dei contratti cessati ha toccato l’iperbolica quota di 34 milioni e 824 mila interessando 12 milioni e 147 mila lavoratori, che in media hanno pertanto «subito» 2,87 cessazioni a testa. Che tradotto in concreto significa un cambio di contratto, e quindi magari pure di azienda, di mansione, di stipendio e inquadramento ogni 14 mesi e mezzo. Con picchi di 11 mesi e 12 giorni in Puglia e di 11 mesi e 27 giorni nel Lazio.