Il modello a cui si guarda è il sistema di formazione “duale”
tedesco, dove gli studenti passano tre/quattro giorni di formazione
in azienda e uno/due a scuola. La strada per attuarlo in Italia si
snoda però su due vie: una, per così dire, “contrattuale” attraverso
il rilancio del contratto di apprendistato per gli studenti;
l’altra, per così dire, “interna al sistema di istruzione”, è il
rafforzamento dell’alternanza negli ultimi tre anni degli istituti
tecnici e professionali. Si lascia così spazio alle diverse esigenze
delle imprese: se si vuole uno studente lavoratore si potrà optare
per l’apprendistato (su questo versante si è mossa Enel con il
progetto apprendistato a scuola che ha coinvolto 145 studenti). Se
invece serve solo “adeguare” la formazione del giovane si punterà
sull’alternanza.
Alternanza obbligatoria
Il Governo vorrebbe rendere l’alternanza obbligatoria: negli ultimi
tre anni degli istituti tecnici ed estenderla di un anno nei
professionali con percorsi di almeno 200 ore l’anno (oggi se ne
fanno circa 90). Si lavora anche per far decollare l’impresa
didattica: così le scuole superiori e gli Iefp potranno
commercializzare beni e servizi prodotti; svolgere attività di
impresa formativa strumentale; utilizzare i ricavi per investimenti
sull’attività didattica. Importante è anche l’allargamento dell’uso
della doppia contabilità a tutti i tipi di scuole (non solo le
agrarie).
Apprendistato sperimentale
L’altra azione del governo è diffondere, attraverso protocolli ad
hoc, il programma sperimentale di apprendistato negli ultimi due
anni della scuola superiore lanciato nel 2014 in attuazione
dell'articolo 8bis del decreto Carrozza. E si punta, pure, a rendere
l’attività laboratoriale uno spazio consueto nella pratica
didattica; e a dotare le scuole di laboratori di nuova generazione
con stampanti in 3D, frese laser e componenti di robotica per farli
diventare palestre di innovazione dove esprimere creatività e
risolvere problemi. Il nodo sarà la formazione dei docenti. Un altro
obiettivo è il rafforzamento dei poli tecnico-professionali perché
raggruppano istituti tecnico e professionali, centri di formazione
professionale, imprese e Its con la finalità di favorire lo sviluppo
della cultura tecnica e scientifica attraverso la condivisione di
laboratori e competenze professionali, imprese e programmi didattici
innovativi sperimentando nuovi modelli organizzativi del rapporto
tra scuola e impresa.