Il duro scontro su ‘La Buona Scuola’

 TuttoscuolaNews, n. 652 13.10.2014

Forse la dialettica interna al Pd è risultata più visibile in queste settimane sul terreno del Jobs Act, con la minaccia ancora non rientrata di una spaccatura sul voto di fiducia al governo (si vedrà alla Camera) ma anche sulla politica scolastica lo scontro è duro.

A una affermazione come quella di Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, che per difendere la renziana ‘Buona Scuola’ mette sotto accusa “la politica che negli scorsi dieci anni ha tagliato invece che investire in istruzione e coloro che si sono chiusi in un dibattito autoreferenziale senza rendersi conto che il mercato del lavoro intanto cambiava e soprattutto cambiavano i ragazzi che oggi hanno un modo diverso di apprendere che esige una vera innovazione didattica”, o a un Luigi Berlinguer che parla del documento governativo come di una “grande occasione”, fa da contraltare la posizione assunta da Mimmo Pantaleo, segretario della Flc Cgil, a cui giudizio “il piano scuola non risponde alle vere criticità della istruzione pubblica” e “si intende piegare la scuola pubblica al mercato e agli interessi delle imprese”.

Quanto alla giornata del 10 ottobre, puntualizza il sindacalista, “La Flc Cgil è stata insieme agli studenti in tutte le piazze per costruire con loro un vero cambiamento del sistema di istruzione e formazione del nostro Paese. Il Governo Renzi invece vuole eliminare i diritti nel lavoro con la cancellazione dell’articolo 18, precarizzare ulteriormente il lavoro, ridurre i salari e continuare a tagliare risorse alla scuola e alle università pubbliche”.

Non si vede quale punto non diciamo di dialogo, ma neppure di contatto, possa esserci tra il Pd di Renzi e un soggetto politico sociale che unisce contro la sua politica scolastica i Cobas, il Partito della Rifondazione Comunista, il Movimento 5 Stelle e alcune organizzazioni studentesche come l’UdS e Rete della Conoscenza che scrivono nei loro siti che “come ne #labuonascuola non c’è una parola su diritto allo studio e lotta alla dispersione scolastica – se non una postilla preoccupante sulla possibilità di ‘finanziarizzare’ tali obiettivi - nell’orizzonte del Governo non c’è alcuna idea che non sia regressiva sulla costruzione di un nuovo ruolo del pubblico nella società”.