I presidi che non spendono i fondi nazionali di Eugenio Bruno, Il Sole 24 Ore 17.10.2014
In alcuni casi direttamente e in altri per via indiretta, fatto sta
che anche i presidi dovranno fare i conti con più di una modifica
voluta dal disegno di legge di stabilità. A cominciare dalla
necessità di spendere i fondi nazionali a disposizione delle scuole
altrimenti dovranno restituirli all’erario.
La prima novità interessa i finanziamenti non utilizzati. Stabilendo
che vanno considerati definitivamente acquisite all’erario tutte le
somme giacenti presso le contabilità delle istituzioni scolastiche
per progetti nazionali non utilizzati dalle scuole. una misura che
nel 2015 dovrebbe valere 10 milioni. Al tempo stesso viene decurtata
di 30 milioni la dotazione della legge 440 del 1997 che è destinata
al funzionamento delle scuole. Due notizie che i dirigenti
scolastici non accoglieranno con molto favore.
Difficilmente i presidi faranno salti di gioia per un’altra novità
prevista dal ddl. Si tratta dell’eliminazione degli esoneri e dei
semi-esoneri dall’insegnamento per i docenti che svolgono funzioni
vicarie dei dirigenti scolastici. Una figura che dopo le politiche
di dimensionamento degli istituti scolastici, con presidi chiamati a
gestire due o tre sedi, è diventata cruciale in diverse realtà per
gestire l’ordinaria amministrazione. Una norma contestata dalla Flc
Cgil e dall’Anief che lancia l’allarme: «Dal 1° settembre 2015, in
pratica, su 8.400 scuole autonome complessive, ben 1.200,
attualmente in reggenza, saranno private anche del responsabile di
sede». I presidi dovranno prendere presto dimestichezza con le nuove regole sull’esame di maturità. In una duplice direzione. Da un lato, dovranno nominare i commissari interni designati dal consiglio di classe sulla base dei nuovi principi introdotti dal ddl. Dall’altro, potranno essere scelti come presidenti di una commissione. Proprio i dirigenti scolastici delle scuole secondarie di II grado rappresentano uno dei tre bacini a cui i capi degli Uffici scolastici regionali potranno attingere per scegliere i presidenti, insieme ai docenti con almeno 10 anni di servizio e ai professori universitari di ruolo. |