Più che legge di stabilità
è un bollettino di guerra
Pasquale Almirante, La
Tecnica della Scuola 19.10.2014
La lettera di un docente a Il Sussidiario fa assi bene il punto
delle scelte renziane sul fronte della scuola a cui ancora una volta
viene tolto così tanto da sembrare un bollettino di guerra
Ecco i tagli proposti, scrive il docente, che dovrebbero dare
“stabilità: “Tagli all'organico del Ministero, Tagli all'indennità
di servizio all'estero del personale docente, abrogazione degli
esoneri e dei semiesoneri per i collaboratori del Dirigente
scolastico, tagli al personale comandato della scuola, divieto di
conferire supplenze ai collaboratori scolastici se non dopo 7 giorni
di assenza, tagli all'organico ATA, taglio supplenze dei docenti,
taglio commissioni esami di maturità con commissari tutti interni e
senza retribuzione, blocco del contratto fino al 31 dicembre 2015,
eliminazione del coordinatore provinciale pratica sportiva, taglio
degli stanziamenti alla scuola paritaria. Più che una legge di
stabilità è un bollettino di guerra!”
Tranne le due voci “positive in questo campo di battaglia segnato da
un bombardamento a tappeto: 10 milioni di euro per la
Digitalizzazione delle segreterie scolastiche, 4 miliardi per 149
mila immissioni in ruolo e scuola-lavoro”.
“Non vi è nessun impulso riformistico nella legge di stabilità”,
scrive ancora il docente, “perché stabilità non è avviare un
percorso nuovo di insegnamento, non è ricostituire la scuola intorno
ad autonomia e libertà, stabilità è far tornare i conti, per cui in
un momento di crisi si deve tagliare”.
Per questo “ci sentiamo traditi dopo che ci era stata accesa la
speranza di una rivalutazione della scuola, che finalmente ci fosse
un governo capace di mettere la scuola tra le priorità del Paese.
Oggi ci stiamo risvegliando di fronte alla fredda realtà, sulla
scuola sta scendendo impietosa la mannaia, non vi è nessuna
attenzione a quello che la scuola è, il governo deve fare i conti
della spesa e sacrifica i più deboli”.
Molta è l'amarezza, conclude il professore, per questa delusione,
“pari ad una certezza incrollabile che si impone a questo
tradimento: la certezza che per noi che viviamo la scuola ha un
valore centrale, tanto che ci portino via tutto quello che vogliono
noi ci impegneremo ancor di più, perché di una cosa non riusciranno
a privarci, della nostra passione ad educare, della nostra libertà
di farlo”.