Scuola e disabilità: di Fabiana Gianni, Il Fatto Quotidiano 1.10.2014 La scuola è iniziata da pochi giorni: dai bimbi più piccoli che hanno intrapreso il loro primo percorso didattico ai ragazzi più grandi che sono alle scuole superiori. Esiste un minimo comune multiplo: le madri devono essere presenti. Incredibile ma vero. Mi hanno scritto in molti in queste due settimane. Ho letto e ascoltato storie che non avevo mai udito prima. Genitori che accompagnano a scuola il loro bambino. Bellissima giornata di festa per molti, ma non per tutti. Loro, genitori speciali (così ci definiscono troppo spesso), si sentono dire che devono tornare casa . Manca l’insegnante che non si sa quando arriverà; la nomina esiste, tutto è stato predisposto, eppure…si è ammalato il primo giorno di scuola. Baratro della burocrazia che fa esplodere la rabbia, la frustrazione, l’angoscia. E così abbiamo iniziato il mondo scuola, inclusiva e integrata. Non è finita qui. Ci sono genitori (prevalentemente madri) che riescono a ricevere la grazia dell’ingresso a scuola ma…devono rimanere nei paraggi perché manca qualche ora da coprire. Manca anche l’esperienza nel gestire i nostri figli “Ufo“, manca la volontà di fare il proprio lavoro seriamente. E man mano si cresce. In questo comanda madre natura e quindi si procede fino alle superiori. Qui il circo rende tutto più allegro. Chi tocca la sedia a rotelle? Sì. Avete letto bene. Un genitore si è sentito chiedere di entrare per spostare il figlio fin quando la dirigenza non avrà chiarito a chi spetta questa (secondo loro) gigantesca manovra titanica. Eppure di esempi ottimi ce ne sono. E’ così difficile far incontrare il bene e il male e cercare di creare una omogeneità di buon lavoro e buona prassi? Pare proprio di si. Ma stiamo sereni per ora che tutte le questioni risolte saranno più o meno sistemate (non risolte, ma sistemate), inizierà l’occupazione studentesca che risbatterà a casa tutti gli studenti disabili!! Così poi c’è Natale e diventiamo buoni per iniziare una programmazione verso gennaio. Attenzione a non dimenticare mai di dire grazie! Perché nella loro realtà, davvero lontana anni luce dalla realtà oggettiva che noi viviamo, siamo riceventi di una grazia senza rendercene conto. Andiamolo a raccontare alla madre che si è vista il figlio bagnato di urina perché non accudito adeguatamente e spieghiamo a questo ragazzo cosa succede. Andiamo anche dalle giovani madri che non hanno potuto fare la prima foto al primo giorno di scuola. Anche questo neghiamo a queste famiglie. Tante chiacchiere, finché si tratta di darsi secchiate in testa tutti solidali. Quando invece si tratta di “fare sul serio qualcosa di immediato” la questione cambia. Sono molto arrabbiata. Il senso di impotenza è enorme. E soprattutto rispetto le giovani famiglie che vivono una fase molto delicata di riequilibrio, sento un dolore fortissimo. Tutto questo non è giusto. Tutto questo non può essere tollerato. Dove è finito il tanto invidiato sistema scolastico italiano? Se davvero questo è il massimo risultato ottenibile, non sarebbe il caso di pensare a qualche alternativa? |