Maturità 2015/3. Dal voto alla certificazione TuttoscuolaNews, n. 656 3.11.2014 Se si vuole mantenere non tanto e non solo il valore legale dei diplomi quanto il loro valore sostanziale, la loro utilità personale e sociale, è importante riflettere sui modi più efficaci per ottenere questo risultato. Si tratta, in primo luogo, di assicurare che, a parità di prestazioni del candidato nelle prove sostenute, il voto dato a Trento sia uguale a quello dato a Crotone: risultato che si può più facilmente raggiungere per le prove scritte aumentandone il numero e il peso nel calcolo del voto finale e definendo centralmente rigorosi e obbliganti criteri di valutazione degli elaborati: l’ideale sarebbe di far eseguire le prove al computer con un programma che fornisca immediatamente l’esito della prestazione. La ‘terza prova’ dovrebbe essere ovviamente predisposta a livello nazionale (una per ciascun percorso di scuola secondaria superiore). Per la prova scritta di italiano, la più difficile da valutare tramite software valutativi automatici (ma negli USA ci sono già interessanti esperimenti di questo tipo per la correzione degli essays), dovrebbero essere rese ancora più dettagliate e stringenti le griglie di valutazione che sono state proposte negli scorsi anni. La prova orale, con un punteggio ridotto, dovrebbe essenzialmente concentrarsi sulla discussione delle prove scritte, in base a criteri valutativi definiti centralmente. Ma se si volesse pensare un po’ più in grande, come l’attuale governo invita a fare, si dovrebbe mettere in campo un’operazione più complessa. Tuttoscuola già in precedenti occasioni ha lanciato l’ipotesi di collegare più strettamente l’esame finale della scuola secondaria alle scelte successive attraverso una diversa organizzazione del quinto anno, che potrebbe fungere da ‘anno ponte’ verso la formazione superiore, universitaria e non. Agli studenti dovrebbe essere consentito di sostenere l’esame su due-tre materie a loro scelta (per le altre basterebbe lo scrutinio finale), e da tale scelta dovrebbe dipendere la possibilità di iscriversi a determinati corsi di laurea o percorsi post-secondari. In questa prospettiva, che favorirebbe l’orientamento diminuendo l’attuale elevata percentuale di fallimenti e abbandoni degli studi superiori, si potrebbe anche considerare il riconoscimento di crediti (CFU) nelle discipline scelte dagli studenti per l’esame, soprattutto se esso fosse sostenuto con i criteri di maggiore affidabilità sopra accennati. Si creerebbero così anche le condizioni per recuperare un anno nel percorso di istruzione, perché l’ultimo anno delle superiori e il primo dell’università si fonderebbero in un unico anno ponte. Ci auguriamo che su queste tematiche possa svilupparsi un confronto che, a partire da un nuovo esame di maturità, ridisegni il rapporto tra la scuola secondaria (ormai sempre più scuola di base) e le scelte successive dei nostri giovani. |