Non se ne esce: quando si parla
di scuola siamo ultimi in Europa!

Alessandro Giuliani, La Tecnica della Scuola 13.11.2014

Secondo il rapporto della Commissione Ue "Education and Training Monitor 2014", l’Istruzione del Belpaese è poco efficace e non adatta all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Gli abbandoni dei banchi rimangono alti. Ma il dato più nero è la spesa pubblica per l'educazione (solo il 4% del Pil, a fronte di una media del 5,3%) e la percentuale di laureati (solo il 22,4%, mentre in Irlanda è del 51%). Pure i docenti non fanno una bella figura: 4 su 10 sono poco preparati e non tutti hanno desiderio di aggiornarsi.

Quando si tratta di andare a leggere le classifiche internazionali sulla scuola c’è da tremare: troppo spesso l’Italia si posiziona in fondo alle classifiche che mettono a confronto la qualità dell’istruzione nei vari Paesi interpellati. Così è accaduto anche in occasione di un rapporto presentato dalla Commissione europea sull’efficacia di insegnamento: secondo il rapporto "Education and Training Monitor 2014" pubblicato il 13 novembre dall'esecutivo comunitario, la scuola del Belpaese è poco efficace e non adatta all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Il dato più nero è la spesa pubblica destinata all'educazione: tra gli ultimi in Europa
Il basso livello è a tutti i livelli di offerta formativa: il nostro Paese risulta sotto la media europea, infatti, sia per efficacia di insegnamento, sia per a percentuale di laureati e quella di chi trova lavoro dopo la laurea. E pure per l’utilizzo di nuove tecnologie.

E quando ci sono dei dati sopra la media comunitaria c’è poco da rallegrarsi, perché si tratta degli abbandoni scolastici e delle scarse competenze "alfabetiche e numeriche" degli adulti. Inoltre, il 17% degli studenti italiani tra i 18 e i 24 anni lasciano la scuola senza aver conseguito un titolo di studio. Si tratta di una delle percentuali più alte d'Europa e seconda solo a Grecia (23%), Malta (21%), Portogallo (19%) e Romania (18%). Tra le cause: "le basse competenze alfabetiche e numeriche" delle famiglie, almeno il 30% (media europea del 19%). Scarsa l'inclinazione al "lifelong learning" - 6,2% a fronte di un 10,5% Ue - e di mobilità.

Altra nota dolente è quella della spesa pubblica per l'educazione, che rimane tra le più basse in nell’Ue. L'Italia destina all'educazione solo il 4% del Pil, a fronte di una media europea del 5,3%. Peggio fanno solo Romania (3,0) Bulgaria (3,5) e Slovacchia (3,8). Il Belpaese è ultimo in Ue per percentuale di laureati, solo il 22,4% a fronte della media europea del 38%, mentre in Irlanda e Lussemburgo è del 51%.

Per quanto riguarda l'istruzione universitaria, l'Italia presenta la più bassa percentuale di laureati d'Europa, solo il 22,4% (media Ue del 38%), in Irlanda e Lussemburgo è addirittura del 51%. E i giovani che conseguono una laurea faticano a trovare lavoro: solo il 49% trova un impiego in tempi brevi, a fronte di una media europea del 71%. Una situazione peggiore si registra solo in Grecia. Infine, secondo il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop), solo il 66% degli italiani svolge un lavoro a qualifica medio-alta. Una situazione peggiore si registra solo in Grecia.

L’ultima nota dolente è quella degli insegnanti: il 38% degli insegnanti è giudicato "non abbastanza qualificato". Certo, è un dato più o meno in linea con la media europea come la percentuale (31%) di chi utilizza le nuove tecnologie per il proprio insegnamento, mentre solo il 75% (media europea 85%) sta cercando di acquisire queste nuove competenze. Anche su questo, sulla voglia di aggiornarsi e crescere da parte dei nostri docenti, purtroppo siamo indietro.