Stop al precariato nella scuola

di Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi 27.11.2014

Stop all’abuso del precariato a scuola. Una sentenza storica, quella di ieri della Corte europea che ha giudicato illegittima la pratica italiana di reiterare i contratti di supplenza nella scuola “sui posti vacanti e disponibili” invece di fare assunzioni a tempo indeterminato. Una sentenza (nelle cause C-22/13, da C-61/13 a C-63/13 e C-418/13, depositata ieri) i cui effetti, però, rischiano di deludere tanti precari: se sono circa 250 mila i docenti che sono iscritti a vario titolo nelle graduatorie, in attesa di una chiamata per un contratto di supplenza, quelli che ragionevolmente possono attendersi la stabilizzazione dopo la sentenza di condanna Ue saranno molti meno.

I posti vacanti e disponibili in organico di diritto sono solo 18 mila. Guardando anche all’organico di fatto, l’asticella può arrivare a 60 mila. Ma è anche vero che il governo italiano, se dovesse condurre in porto il piano di assunzioni della Buona scuola, è pronto ad assumere 150 mila docenti precari, tutti quelli delle graduatorie ad esaurimento.

Nessuna assunzione, invece, per gli Ata, mentre la sentenza Ue riguarda anche loro. Ed è probabilmente uno dei correttivi che l’esecutivo di Matteo Renzi dovrà apportare all’impianto del decreto legge che a gennaio avvierà le immissioni in ruolo nella scuola. Insieme alla previsione del risarcimento per gli abusi compiuti.

La sentenza. La Corte europea ha accolto la tesi sostenuta da tempo dalle organizzazioni sindacali, sia quelle che si erano costituite in giudizio (Flc-Cgil e Fgu-Gilda) sia le altre: è illegittima la normativa dello stato italiano che prevede “il rinnovo di contratti di lavoro a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti nonché di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, senza indicare tempi certi per l’espletamento” delle procedure  concorsuali, “ed escludendo qualsiasi possibilità, per tali docenti e detto personale, di ottenere il risarcimento del danno eventualmente subito a causa di un siffatto rinnovo