Fare la pagella al prof non è una cosa semplice Lucio Ficara, La Tecnica della Scuola 10.11.2014
Perchè tanta contrarietà alle proposte sul merito del progetto "Buona Scuola"? Forse perchè a conti fatti si tratta di proposte finalizzate di fatto a risparmiare. All’interno delle scuole si respira un’aria di forte diffidenza, nessuno crede che quello proposto dal documento “La Buona Scuola” sia vero merito. Un sistema di valutazione serio ed equo, che valuti oggettivamente e con assoluta terzietà i docenti delle scuole, sarebbe anche accettabile, invece viene respinta l’idea di fare passare un merito autoreferenziale, capace soltanto di legalizzare il merito già emerso, ma non ancora riconosciuto, in questa fase iniziale di autonomia scolastica. Un merito stabilito al chiuso della dirigenza, concertato insieme ad uno staff di direzione fatto dal vicario, dai collaboratori, dai responsabili di plesso ed in alcuni casi anche dalle funzioni strumentali. Un merito da salotto che non avrebbe riscontri oggettivi, ma piuttosto la soggettività concertativa del cerchio magico dirigenziale. Questo è un merito che non piace quasi a nessuno, fatta eccezione per chi è parte direzionale della scuola, è un merito che desta preoccupazione e non ha l’approvazione di tutti gli insegnanti. C’è anche chi propone che le pagelle ai prof le debbano fare gli studenti sulla base di tre indicatori principali: la relazione del prof con gli studenti, la didattica e l’organizzazione del lavoro. Anche questo tipo di merito lascia molti dubbi e non è gradito dalla maggioranza degli insegnanti, che ritengono che gli studenti vadano a premiare di più i prof più permissivi e a punire quelli più rigidi e meno flessibili. Ma allora come fare la pagella agli insegnanti per distinguere il loro merito e il loro impegno didattico? Forse la soluzione potrebbe essere quella di fare periodicamente, mentre la carriera avanza anche per anzianità di servizio, degli esami di verifica delle competenze ed un colloquio psicoattitudinale che avvalori il grado del merito raggiunto. Questi esami dovrebbero essere fatti in modo oggettivo, lontano dall’ambiente lavorativo, e soprattutto da commissioni di professionisti che si occupano di valutazione. Forse questo sarebbe un modo di valutare che potrebbe trovare un consenso più diffuso tra gli insegnanti, ma forse poi non andrebbe più bene a chi oggi gestisce ed amministra le nostre scuole. |