Invalsi: un particolare tipo di scatola nera

 dal blog di Giorgio Israel, 26.11.2014

Che cosa se non un ente di valutazione dovrebbe essere una casa di vetro? Ebbene, nonostante qualche flebile e ingenua speranza, l’Invalsi non soltanto non è una scatola di vetro, ma è una scatola nera di un tipo molto particolare. Già, perché la classica scatola nera ha la caratteristica seguente: non sappiamo cosa accada al suo interno, ma possiamo tentare di capirlo immettendo dei dati ed esaminando i dati in uscita e magari possiamo tentare anche di modificarne il comportamento. Invece, nella scatola nera dell’Invalsi non è possibile immettere nulla, è ermeticamente chiusa e quindi si può soltanto aspettare che cosa essa vorrà graziosamente propinare in uscita. L’unica cosa che sappiamo è che i cuochi sono sempre gli stessi, inamovibili, inossidabili, trasversali rispetto a qualsiasi maggioranza politica e di governo.

L’Invalsi ha bandito n. 10 posti per consulenti per la preparazione dei test (un incarico di durata triennale). Ebbene la data di protocollo del bando è del 10 novembre 2014, la data perentoria di scadenza per la presentazione delle domande era il 20 novembre 2014. Proprio così… dieci giorni… In un paese come l’Italia… Anzi, qualcuno direbbe questa è proprio la prassi che sta riducendo questo paese al regno dell’arbitrio coperto da una valanga di “Visto il DM”. Chiunque non sia inguaribilmente ingenuo sa che può aver fatto in tempo a presentare la domanda per un contratto solo chi aveva già tale contratto in passato, e quindi stava già nella scatola nera o era amico di uno dei suoi cuochi.

Questo ente ineffabile che vorrebbe valutare la scuola italiana in modo oggettivo (con rispetto parlando per la povera oggettività), mentre a sé riserva l’arbitrio più totale, dà ulteriore prova di questo atteggiamento brutale nel programma di un convegno autocelebrativo del decennale della sua nascita. Tutti gli invitati sono rigorosamente dei cantori dell’attuale sistema, non è stata ammessa una sola voce dissonante che potesse dare fastidio e mandare di traverso il coffee break o il pranzo finale.

Tanto per fare due esempi. È circolata una critica circostanziata del modello su cui si basa tutto l’impianto delle valutazioni dell’Invalsi – mostrando anche perché proprio la natura di tale modello esclusa a priori la possibilità di un ricambio e quindi di qualsiasi trasparenza delle procedure dell’ente. Si poteva – nella sezione dedicata ai “discussant esterni” (sempre con rispetto parlando) – invitare l’autore di tale analisi, o persona parimenti competente a presentare le sue argomentazioni. Figurarsi.

È stato invitato il direttore di Ocse-Pisa Andreas Schleicher (non è certo che venga). Sarebbe stato decente invitare assieme a lui uno dei firmatari dell’imponente appello internazionale di professori  contro i test Ocse-Pisa, che ha raccolto già quasi 2300 firme e continua a raccoglierne a un ritmo incessante. Schleicher ha risposto in modo evasivo agli argomenti di questo appello, che conta persino la firma di personalità come Noam Chomsky. Non era una buona occasione per aprire una discussione autentica? Niente. Schleicher è invitato perché si parli addosso in modo autocelebrativo.

E che dire della tavola rotonda finale tra l’attuale presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello (su cui si erano riposte vane speranze), e i “past president” Piero Cipollone e Paolo Sestito, con il contorno dell’inossidabile Giovanni Biondi, quello stesso che oscilla continuamente come un pendolo tra il ministero e l’Indire?

Faranno quel che vorranno, visto che ne hanno il potere e, come chi ha il potere senza averne il fondamento, continueranno a non rispondere mai, qualsiasi cosa si dica. Ma questo non significa che abbiano conseguito anche il potere di tappare la bocca in ogni sede. Almeno per ora, e speriamo mai.