Legge di stabilità e Buona Scuola/1: TuttoscuolaNews, n. 657 10.11.2014 In diversi passaggi del testo della Buona Scuola ci si sofferma sull’impegno di potenziare il tempo pieno nella scuola primaria. È un’affermazione che, se non le si dà un contenuto, sembra quasi uno slogan dal sapore ideologico, anziché un impegno preciso per fare della buona scuola. Poiché già in sede di legge di stabilità potrebbero essere introdotte disposizioni precise (o ordini del giorno) per la destinazione del fondo destinato al maxi-piano di assunzioni, proponiamo di andare oltre lo slogan, destinando e motivando l’impiego di risorse umane per potenziare il tempo pieno, a cominciare dal precisare meglio il significato di potenziamento, che non può avere soltanto un’accezione quantitativa. Non sappiamo quanti docenti verranno impiegati per quel potenziamento, ma importa soprattutto definirne il criterio di destinazione. Una quota (50%?) potrebbe essere destinata (aspetto quantitativo) a diffondere il tempo pieno là dove non c’è o è presente in minima parte, anziché assegnarlo dove c’è già in abbondanza (al Nord). Destinatari di questo intervento potrebbero essere i grandi centri e le città meridionali e insulari. Sarebbe anche un aiuto per prevenire la dispersione scolastica. Occorrerebbe, però, acquisire il preventivo impegno degli Enti Locali per predisporre locali e servizi. Una seconda quota (restante 50%?) potrebbe essere destinata (aspetto qualitativo) a restituire le quattro ore di compresenza alle attuali classi a tempo pieno, che la riforma Gelmini ha tolto per “aiutare” le classi a tempo normale, provocando una complicazione organizzativa che sta compromettendo la qualità dell’offerta formativa del tempo pieno. Questa restituzione della compresenza potrebbe essere riservata (se generalizzata, sarebbe insostenibile) prioritariamente alle scuole con particolari situazioni di difficoltà per l’inclusione di alunni stranieri. |