In cattedra a 62 anni senza aver mai insegnato. Il piano per le 148mila assunzioni apre un problema per il governo: l'assunzione anche di precari che non hanno mai messo piede in una scuola pur essendo nelle graduatorie o tra i vincitori di un concorso di Salvo Intravaia, la Repubblica scuola 25.11.2014 LE 148mila assunzioni nella scuola previste dalla Buona scuola di Renzi potrebbero creare anche problemi per il governo. Porteranno in cattedra “precari” che non hanno mai insegnato lasciando fuori supplenti che hanno insegnato per anni. Dal 3 settembre scorso, cioè da quando il premier in persona ha illustrato le linee principali della sua riforma della scuola, i tecnici del settore hanno cominciato a fare le pulci al dossier confezionato da due fedelissimi del presidente del Consiglio. E adesso cominciano a venire fuori le prime crepe. Il Piano prevede che vengano assunti tutti i precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, più coloro che sono ancora inclusi – vincitori di concorso e semplici “idonei” all’ultima selezione del 2012 – nelle graduatorie dei concorsi ancora valide. In totale, secondo i calcoli sciorinati nel documento, sarebbero 148mila e 100 i precari che si vedrebbero aperte le porta della cattedra fissa, coloro che servirebbero a formare il cosiddetto organico funzionale d’istituto. Un numero complessivo di insegnanti che dovrebbe servire a risolvere una serie di problemi atavici nella scuola – balletto di supplenti ad anno scolastico in corso, continuità didattica per le classi e i portatori di handicap e certezza delle risorse di personale su cui possono contare le scuole per programmare le proprie attività – oltre che ad incrementare l’offerta formativa con l’educazione motoria, l’educazione musicale e la storia dell’arte. Ma anche a sostituire gli eventuali esoneri dei vicari, sostenere gli alunni in difficoltà e potenziare le cosiddette eccellenze. Chi ha studiato a fondo la questione, però, si è accorto immediatamente di una incongruenza: a settembre, verrebbero assunti anche "supplenti" inseriti nelle graduatorie provinciali che di precario hanno davvero poco, visto non hanno mai insegnato. Basta fare qualche esempio per comprendere la questione. A. M. V. è inserita nella lista dei precari di Napoli per insegnare Italiano, ma all'età di 60 anni figura in graduatoria con soli 11 punti: quelli attribuiti all'abilitazione. E la docente è in buona compagnia perché E. A., che di anni ne ha addirittura 62, è inclusa nella stessa provincia per insegnare Inglese. Ma anche lei non ha mai insegnato. Il record spetta però a M. C. S. che fra qualche settimana spegnerà 65 candeline è, se il premier Renzi manterrà la promessa fatta, potrebbe coronare il sogno di entrare di ruolo per insegnare Disegno e Storia dell'Arte in provincia di Palermo, senza avere mai insegnato. Contemporaneamente, verrebbero lasciati fuori migliaia di precari inseriti nella seconda fascia delle graduatorie d'istituto, che hanno invece insegnato per mesi e, in alcuni casi, anche per anni. Come risolvere il problema dopo che il governo ha scritto nero su bianco che l'organico funzionale sarà formato da tutti, non uno di meno, gli inclusi nelle graduatorie? C'è già chi pensa a modificare il punto in questione e chi vorrebbe allargare le assunzioni anche ad una parte degli inclusi nelle graduatorie d'istituto. Ma per farlo occorre avere la copertura finanziaria. Fatto sta che tra pochi mesi alcuni fortunati che stazionano nelle parti basse delle graduatorie provinciali ad esaurimento si potrebbero vedere catapultati in cattedra senza nessuna esperienza. Per fare parte delle graduatorie provinciali bastava infatti avere superato le prove di un concorso pubblico. Anche quello del 1990, cioè di un quarto di secolo fa. Insomma, non c'è nessuna garanzia che gli inclusi nelle graduatorie siano effettivamente precari della scuola. I numeri possono darci qualche informazione in merito. Il documento governativo parla di 14mila incarichi per supplenze annuali conferiti ogni anno nella scuola. Si tratta di supplenti che occupano posti vacanti e vengono stipendiati per dodici mesi: anche nei mesi estivi, quindi. Ci sono poi circa 10mila precari, non inclusi nelle graduatorie ad esaurimento, inseriti nelle graduatorie degli ultimi concorsi. E ancora, un numero non ben determinato di supplenti che coprono i cosiddetti spezzoni di cattedra: 10, 12, 15 ore a settimana. Se fossero accorpati per formare cattedre complete darebbero luogo a 26mila posti. Si tratta con più probabilità di 30/35 mila supplenti che coprono i 26mila posti in questione. In totale si tratta di 55/60mila precari che lavorano ogni anno nella scuola. E i restanti 88mila inseriti nelle graduatorie? Alcuni riescono ad acciuffare una supplenza fino al termine delle attività didattiche per sostituire colleghi assenti per un anno: distacchi sindacali, aspettative per motivi di famiglia e di salute oppure i colleghi in part-time. Ma sono comunque tantissimi coloro che si ritroverebbero a scuola, magari non più giovanissimi senza un giorno di insegnamento alle spalle. Potrebbero essere un numero variabile tra 25mila e 40mila. Di contro, rimarrebbero fuori dalla mega-infornata prevista dal Piano-Renzi tutti i supplenti d'istituto che hanno lavorato anche per anni. Si tratta di precari, anche abilitati, che non sono più riusciti ad inserirsi nelle, liste provinciali perché nel 2006 l'allora ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, trasformò le graduatoria da permanenti ad esaurimento bloccando gli ingressi. E che vengono reclutati dalle graduatorie d'istituto, dov'è possibile ancora inserirsi ogni tre anni. Il loro numero non è definito. Per la buona scuola si tratta di un milione e 800mila contratti - stipulati anche per un solo giorno - a favore di 112mila diversi soggetti che in genere lavorano per meno di un mese all'anno. Ma le supplenze per maternità - che rientrano tra quelle "brevi" possono durare anche 6 mesi e più. Se il milione e 800mila contratti annuali per supplenze brevi venissero ridotti a contratti per cattedre complete, assommerebbero circa 20mila precari, che rimarrebbero fuori dal mega-piano di assunzioni previste dalla Buona scuola. |