Letterina inviata al Corriere della sera a commento dell’articolo di Andrea Ichino sul liceo classico, manco a dirlo non pubblicata

 dal blog di Giorgio Israel, 21.11.2014

Nella sua requisitoria contro il Liceo classico, Andrea Ichino ha contestato l’esempio della Olivetti, il cui fondatore cercava solo ingegneri di formazione umanistica, osservando che l’Olivetti è precipitata nel baratro a differenza di Apple, sebbene Steve Jobs non abbia mai frequentato il classico.

Se Ichino volesse studiare la storia apprenderebbe che Olivetti ha prodotto il primo personal e, se le cose non andarono avanti, non fu colpa degli umanisti ma di una sottocategoria della “scienza triste”, il management speculativo che si da arie tecnocratiche. Quanto a Steve Jobs, casca male, perché è nota la sua passione per l’arte rinascimentale e il riconoscimento di quanto da essa trasse ispirazione per l’estetica dei prodotti Apple.

Potremmo continuare osservando che in Italia è stata inventata la plastica, da parte di Giulio Natta (uno studente del classico), ma l’affondamento della chimica italiana è stata anch’esso dovuto all’affarismo di certi manager che con l’umanesimo avevano poco a che fare. Quanto al fatto che per decrittare i codici nazisti si sia ricorso al matematico Turing anziché a un latinista, trattasi di un’ironia superficiale: tutti i grandi scienziati del Novecento erano appassionati di cultura classica. Piuttosto qui ci troviamo di fronte alla prova di come una cultura storica potrebbe aiutare a non esibire argomenti che difficilmente possono risultare convincenti.