Non è certamente positiva l’immagine del sistema scolastico italiano che emerge dal rapporto di monitoraggio appena presentato dalla Commissione europea sull’avanzamento dei Paesi europei verso i benchmark fissati come traguardo da conseguire per il 2020.
Obiettivi da centrare
Gli obiettivi da raggiungere riguardano la frequenza della scuola per l'infanzia, la diminuzione dell’abbandono, l’innalzamento dei risultati di apprendimento, il conseguimento di titoli di studio a livello universitario, la partecipazione degli adulti alla formazione permanente ed infine l’occupazione tra i diplomati secondari ed universitari. Per ognuno di questi obiettivi è stato fissato un benchmark, ovvero un valore quantitativo che si dovrebbe ottenere a livello europeo, ed è stato chiesto agli Stati membri di concorrere a realizzare questo obiettivo.
A differenza dei famigerati parametri di Maastricht non si tratta di obiettivi vincolanti od il cui mancato raggiungimento possa dar luogo a sanzioni; tuttavia il monitoraggio annuale effettuato dalla Commissione, con i suoi dati eloquenti, rappresenta una pagella piuttosto significativa per tutti gli Stati membri, e sulla loro capacità di concorrere a realizzare gli obiettivi che tutta l’Europa si è data. Pertanto, anche in mancanza di ricadute materiali, l’impatto in termini di immagine sui diversi sistemi nazionali è sicuramente rilevante.
Italia lumaca
Se si esamina la tabella allegata si può vedere come la posizione dell’Italia sia molto arretrata non solo rispetto ai traguardi da raggiungere per il 2020, ma anche rispetto alla media degli altri Paesi europei. In particolare la distanza che ci separa dalla media europea è molto alta per quanto riguarda la percentuale di diplomati occupati a tre anni dal diploma (48,3% contro 75,5%) e la quota di laureati (22,4% sui 30-34enni contro il 36,9% dell'Europa). Ma l’Italia rimane indietro quasi per tutti i parametri: il tasso di abbandono è più alto, così come più alta è la quota di giovani con limitate competenze linguistiche, matematiche e scientifiche; mentre la quota di adulti che continuano ad aggiornarsi è più bassa. Il Rapporto europeo considera anche altri indicatori, come la spesa per alunno e le competenze possedute dalla popolazione adulta che pure vedono
l’Italia in posizione arretrata rispetto agli altri Paesi interessati dalle rilevazioni internazionali.
Pochi elementi positivi
Gli unici elementi positivi riguardano la partecipazione all’istruzione preelementare, cha da noi raccoglie quasi la totalità dei bambini ed il miglioramento di alcuni indicatori, come quelli relativi all’abbandono ed al numero di laureati che negli ultimi anni fanno registrare alcuni lievi, ma importanti progressi.
In ogni caso la realtà che emerge dal Rapporto europeo è quella di un Paese che anche sul fronte educativo esprime una forte difficoltà a tenere il passo degli altri Stati europei e necessita di politiche educative in grado di ridare al sistema nazionale quella spinta e quella tensione al miglioramento che oggi sembra essersi un po’ smarrita.