Stefania Giannini, Berlusconi, la politica e il Miur Pasquale Almirante, La Tecnica della Scuola 25.11.2014
Stefania Giannini, intervistata da Libero, parla a ruota libera di politica, Berlusconi, scuola e università Per cui, dice la ministra: “Non mi sento in debito con il partito. Se sono al governo è grazie ai 250mila elettori che mi hanno votato alle Politiche nel collegio della Toscana. A differenza di altri colleghi che erano stati al governo con Monti e hanno scelto di non candidarsi, io c’ho messo la faccia”. Da rimproverarsi Giannini non ha nulla: “La mia assunzione pubblica di responsabilità l’ho fatta dimettendomi da segretario il giorno dopo le elezioni”, mentre “dimettermi da ministro”, dopo il tracollo elettorale di Sc, “sarebbe stata una confusione di ruoli. Ho accettato di candidarmi alle Europee solo perché i colleghi mi avevano scongiurato di farlo, essendo io nel ruolo più visibile. Il mio posto nel governo è una responsabilità che deriva dall’ingresso in maggioranza di un partito che nel 2013 aveva il 10%”. I rapporti con Renzi, afferma ancora Giannini “sono buoni. Ma sono sempre i rapporti di un ministro che non è dentro il Pd”. Per quanto invece riguarda la questione brutta dei quiz di medicina, la ministra dichiara: “L’errore manuale nella distribuzione dei quiz purtroppo c’è stato, ma l’abbiamo risolto in 24 ore. Dimostreremo che non è stato danneggiato nemmeno un candidato, perché tutti coloro che non avrebbero ottenuto l’assegnazione del posto a causa delle due domande ritenute non pertinenti sono stati poi ammessi alle scuole di specializzazione. Ho dovuto affrontare una situazione molto critica, ma non ho mai pensato di dimettermi”. “C’è stata solo una richiesta di chiarimento da Palazzo Chigi, cui abbiamo risposto tempestivamente anche con l’ausilio dell’avvocatura dello Stato. Sui test di medicina sono orgogliosa del lavoro della nostra squadra. Questo è un ministero di una tale complessità che ogni giorno smino una notevole quantità di esplosivo”. E su Berlusconi, la ministra confessa che “mi chiese di prendere in considerazione l’ipotesi di entrare nel Pdl” ma il partito fece resistenza: “mi colpì la passionalità con cui Berlusconi parlava di politica, sostenendo che questa impone un rapporto diretto con la gente e abbatte le barriere. Ed è proprio questo aspetto affascinante che mi aveva fatto notare Berlusconi, la gratificazione che deriva dall’incidere sulla vita delle persone, che mi ha spinto anni dopo a scendere in campo” e col cav. ancora i rapporti sono “ottimi, ma non ho mai avuto occasione di stringere una relazione molto forte con lui, quindi non millanto una vicinanza personale. C’è un rapporto di stima reciproca”. “Il presidente Berlusconi”, dice Giannini, “ha rappresentato una grande speranza di liberalismo. Io sono una liberale, quindi gli riconosco questo merito. Ma il processo che ha messo in atto è fallito”. E alla domanda cruciale, se cioè andrà nel Pd la ministra dice: “Non si deve mai escludere niente, soprattutto in politica. Chi può dirlo... Io ho un difetto di vista: non ho lo specchietto retrovisore né l’ansia del futuro”. |