Quella generazione di docenti fregata due volte Lucio Ficara, La Tecnica della Scuola 2.11.2014
C'è una
intera generazione di docenti che nel 1990 era troppo giovane per
poter partecipare al concorso e che ha dovuto attendere anni per
iniziare ad intravedere l'immissione in ruolo. Quella generazione di docenti ha avuto, per diversi lustri, almeno due, ma anche tre o addirittura quattro, contratti a tempo determinato per incarichi annuali su cattedre vacanti, reiterati per tutti quegli anni. Una generazione di precari della scuola, sfruttata oltre ogni limite a causa del blocco dei concorsi a cattedra durato un decennio. Si tratta di docenti che oggi sono tutti in ruolo, e che hanno avuto riconosciuto, nella loro ricostruzione di carriera e successivamente i primi quattro anni di precariato, soltanto i due terzi degli anni di servizio realmente svolti. In buona sostanza chi è entrato in ruolo dopo i concorsi del 1999, 2000 e 2001, con ad esempio 12 anni di precariato alle spalle, si è visto riconoscere ai fini della progressione di carriera soltanto 9 anni e quattro mesi. Una generazione colpita pesantemente anche dalla riforma delle pensioni del governo Dini e colpita nuovamente oggi dalla riforma delle pensioni Fornero. Una generazione di docenti sfigati, che prima ha dovuto subire, tra gli anni 90 e quelli 2000, un’ imposizione di “precariato di Stato”, e che oggi, avendo fatto, anche se con qualche decurtazione economica, la ricostruzione di carriera e ricevuto una classe stipendiale, subiscono il tentativo dell’abolizione degli scatti di anzianità e di conseguenza il congelamento della classe stipendiale raggiunta. Questa generazione di docenti sta per essere fregata per la seconda volta, prima costretta dallo Stato a vivere nel precariato decennale e poi sempre dallo Stato a dovere essere bloccata nel diritto contrattuale del ricevere gli scatti di anzianità. La domanda che sorge spontanea è: “Ma tutto questo è costituzionalmente legittimo?”. Ci sono i presupposti per pensare che non sia tutto completamente legittimo, e poi sembra che ci sia un “fumus persecutionis” contro una generazione di insegnanti colpita due volte, prima nell’età giovanile di trent’anni e adesso nuovamente alla soglia dei cinquant’anni. Forse sarebbe il caso di valutare anche queste cose, e che a pagare, a causa degli errori dello Stato, non debbano essere sempre le stesse persone, questo è anche una questione di buon senso. |