La Finlandia abolisce la scrittura a scuola

di Vanessa Niri, Wired.it 26.11.2014

A partire dall’autunno 2016, gli studenti finlandesi non terranno più in mano una penna.
Ce lo dice il sito della BBC, che riporta le dichiarazioni di Minna Harmanen, membro del Consiglio Nazionale dell’educazione finlandese: “Sappiamo che stiamo mettendo in atto una trasformazione culturale profonda, ma crediamo che saper scrivere al computer sia in questo momento più rilevante, nello svolgimento della vita di tutti i giorni”.
Niente più corsivo né ortografia o calligrafia, quindi, ma l’apprendimento diffuso di una competenza oggettivamente molto richiesta dal mercato del lavoro: il fluent typing.

Come sempre quando si parla di digitalizzazione delle scuole ci si trova a discutere tra favorevoli e contrari (ne abbiamo parlato anche qui, alcuni mesi fa).
Riassumendo, i contrari alla digitalizzazione riportano i numerosissimi studi che dimostrano una diminuzione della capacità di memoria, di concentrazione e di socializzazione dei minori sottoposti ad utilizzo eccessivo della tecnologia.
I favorevoli, invece, parlano di naturale evoluzione e spendibilità sul mercato del lavoro.

E i finlandesi?
Ben conscia dei pro e contro, è la stessa portavoce dell’Associazione degli insegnanti nativi digitali a dichiarare che, se il programma scolastico escluderà la scrittura, sarà necessario rinforzare le abilità dei bambini attraverso il disegno e la creatività manuale, per supportare lo sviluppo cognitivo e la manualità fine.
Una proposta di mediazione che però, personalmente, ancora non mi soddisfa.

Ammettendo che, tra videoscrittura, arte e manualità venga rispettato il normale sviluppo cognitivo dei bambini, non ci sono altre ragioni per restare scettici davanti alla totale digitalizzazione della scuola?
Tra le tante possibili, in questo momento scelgo di porne una:l’accesso alla strumentazione.

Scrivere a mano è una competenza praticamente gratuita.
In occidente, per nessun bambino è impossibile trovare un foglio di carta e una penna, o una matita, con cui scrivere.
Per nessun bambino e, ovviamente, per nessun adulto.

Un computer, invece, o un tablet, o uno smartphone, costano.
Anche ammettendo che il programma nazionale finlandese distribuisca a tutti bambini la strumentazione informatica scolastica e quella per esercitarsi a casa, la vita dei bambini non si concluderà certo al momento del diploma.
Diventeranno grandi e – possiamo forse saperlo? – magari non avranno i soldi per comprare computer e tablet.
O forse li avranno, ma sceglieranno di non spenderli in quel modo.

Una competenza – e, in particolare una competenza acquisita a scuola – dovrebbe poter essere applicata e messa in atto sempre e comunque, indipendentemente dal reddito, indipendentemente dal lavoro, indipendentemente dalla crisi economica.
La lotta all’analfabetismo del dopoguerra ha infatti abbattuto le barriere sociali proprio perché ha insegnato a leggere e a scrivere a borghesi e proletari, futuri ingegneri e futuri operai, contadini o dottori.

Insegnare solo ( e non anche!) la scrittura attraverso uno strumento costoso rischia di tornare a dividere la società tra quelli che potranno esercitare la competenza acquisita per tutta la vita, e quelli che smetteranno di scrivere a computer una volta usciti da scuola tornando, di fatto, analfabeti.

Io credo che la scuola debba preparare i propri bambini al mondo, ma non solo al mondo del lavoro. E non solo al mondo del lavoro nell’ambito dei servizi.

Certo, completare un ciclo di studi senza aver mai usato un computer, nel 2014, vuol dire rischiare fortemente di poter ottenere soltanto un posto di lavoro poco qualificato.
Per questo credo che in Italia serva una direttiva che porti ad impiegare parte del tempo scolastico (soprattutto a partire dalla scuola secondaria inferiore) ad un serio apprendimento dell’informatica.
Non credo però che l’analogico debba essere soppiantato dal digitale: meno sostituzioni, più integrazioni.

Una scelta rigida come quella della Finlandia, francamente, mi sembra non possa che ricevere gli applausi della Microsoft o della Apple – che in questo modo si garantiscono un mercato aperto vita natural durante. Ma sulla sua bontà pedagogica e soprattutto sociale mi sento di non poter davvero mettere alcuna firma (con la mia penna stilografica).