Bankitalia: troppi ritardi
sul livello dell’istruzione

di P.A. La Tecnica della Scuola 29.3.2014

''Molti indicatori mostrano da tempo un ritardo del nostro Paese nei livelli di istruzione e di apprendimento di studenti e adulti, ed è un problema storico''


Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, durante il suo intervento convegno biennale del Centro studi Confindustria in corso a Bari non ha dubbi: ''I risultati dell'indagine PIAAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies), pubblicata dall'OCSE nell'autunno del 2013, evidenziano per l'Italia un grado elevato di ''analfabetismo funzionale'', ovvero una diffusa carenza di quelle competenze - di lettura e comprensione, logiche e analitiche - che rispondono alle moderne esigenze di vita e di lavoro”. Non c’è nessuno ormai che non bocci il nostro sistema scolastico, anche se non c’è nessuno che dica dove cercare la “fiera” che lo infetta. E così, sempre nelle linee generali, il governatore ha spiegato: ''Il 70 per cento degli adulti italiani non è in grado di comprendere adeguatamente testi lunghi e articolati (siamo ultimi, a fronte di una media del 49 per cento tra i paesi partecipanti) e una quota analoga non è in grado di utilizzare ed elaborare adeguatamente informazioni matematiche (contro il 52 per cento nella media degli altri paesi).

Ciò è, in parte, dovuto ai modesti livelli di istruzione formale raggiunti, ancora distanti da quelli di altre economie avanzate. Nel 2011 solo il 56 per cento della popolazione italiana nella fascia di età 25-64 aveva concluso un ciclo di scuola secondaria superiore, contro il 75 per cento della media OCSE: il divario rimane, ancorché più contenuto, anche tra le coorti più giovani (71 contro 82 per cento nella fascia di età 25-34 anni). E' inoltre ancora modesta la quota dei laureati (15 contro 32 per cento nella fascia di età 25-34 anni)''.

Con chi prendersela? Vuoi vedere che è tutta colpa della malasorte e non di una politica bambocciona che per difendere i propri privilegi, privilegia i tagli all’istruzione e poi alla formazione, alla qualificazione e alla gestione degli insegnanti, lasciando alla deriva persino i curricula e le classi di concorso?