Pre-pensionamenti per svecchiare.
Sì, anzi, no (e la maestra nonna resta in cattedra)

 Tuttoscuola, 31.3.2014

Il ministro della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia ha ipotizzato pre-pensionamenti nella pubblica amministrazione (e quindi anche nella scuola) in modo da dare una mano, con le uscite anticipate, ai tanti ragazzi disoccupati o precari.

Nei sondaggi dei media l’ipotesi è stata apprezzata, ma alla collega dell’istruzione, il ministro Stefania Giannini, quell’ipotesi non è andata proprio giù.

“Un sistema sano, non ha bisogno di mandare a casa anziani per fare entrare giovani” ha detto la Giannini arrivando a Bari al convegno della Confindustria.

“Non amo - ha aggiunto il ministro dell’istruzione - il collegamento tra chi va a casa e chi entra, perché ci deve essere l’alternanza costante che deriva da un flusso normale”.

Le parole del ministro Madia avevano acceso, per poche ore, le speranze delle migliaia di precari della scuola (circa 160 mila) che avevano già apprezzato certe aperture nei loro confronti da parte del ministro Giannini nel corso della presentazione al Senato delle sue Linee programmatiche.

Come si è visto, invece, proprio la Giannini ha gelato quelle speranze. Eppure proprio il comparto scuola del nostro Paese ha una media di anzianità dei docenti tra le più alte d’Europa: come noi soltanto la Germania.

Più esattamente, per quanto riguarda i docenti statali di ruolo, l’età media nei vari settori è: 51 anni di età tra i docenti di scuola dell’infanzia, 51 tra i docenti della scuola primaria, 52 tra quelli della secondaria di I grado e, infine, 53 tra i prof delle superiori.

La differenza generazionale è particolarmente marcata nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria, dove per i bambini presenti la loro insegnante assomiglia più alla nonna che alla mamma.