Factchecking: i fondi di Renzi per scuola
e territorio sono sufficienti?

Il 5 miliardi di euro annunciati ieri dal primo ministro per edilizia scolastica
e lotta al dissesto idrogeologico sono in realtà una goccia nel mare

 Wired.it, 13.3.2014

“Un piano da 3,5 miliardi per rendere le scuole più sicure e rilanciare l’edilizia”. È uno degli annunci contenuti nelle accattivanti slide con le quali Matteo Renzi ha presentato ieri le prime misure di carattere economico del nuovo governo. In un’intervista a La Stampa di oggi, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini stima al rialzo, in 3 miliardi e 713 miliardi, i fondi totali disponibili per le scuole.

Ma al di là del sicuro impatto comunicativo, qual è la reale portata di queste cifre? Ovvero, quanti soldi servirebbero per la messa in sicurezza di tutte le scuole italiane e un’azione seria contro il dissesto idrogeologico della penisola?

Cominciamo col dire che, almeno sulle scuole, uno stanziamento del genere (milione più milione meno) sarebbe in effetti di per sé un’iniezione record per l’edilizia scolastica. La strada scelta da Renzi per gli interventi sulle scuole è quella della deroga al patto di stabilità, che dovrebbe garantire il recupero di fondi ancora non utilizzati nei capitoli di spesa già approvati. Dal 2004 al 2012, in otto anni, sommando i vari interventi dei vari governi, si contano circa 2,3 miliardi di euro totali messi a disposizione per l’edilizia scolastica, soldi che per più della metà (il 53%, secondo una recente stima dell’Ance, Associazione Nazionale Costruttori Edili) non sono stati ancora toccati.

Nel 2012 avevamo già ricostruito la cronologia dei finanziamenti degli ultimi anni, una tortuosa storia di fondi erogati nel corso del tempo senza regolarità e per lo più tramite interventi isolati. Rispetto a quello che avevamo riferito nell’inchiesta, bisogna aggiungere oggi un paio di voci di spesa alla lista dei tanti progetti annunciati e non ancora portati a totale compimento: sono i fondi stanziati dal Governo Letta nei decreti legge “Fare” (DL 69/2013) e Istruzione (DL 104/2013), e si tratta complessivamente di altri 1,3 miliardi.

Sia Renzi che Giannini hanno promesso la costituzione, entro il primo aprile, di una “unità di missione” operativa a Palazzo Chigi che opererà in collaborazione con il MIUR per snellire le dinamiche di gestione e garantire l’immediata spendibilità dei finanziamenti.

Le buone notizie, però, finiscono qui. A prescindere dai dettagli del piano scuola che conosceremo solo nei prossimi giorni, le cifre in ballo sono comunque ancora drammaticamente basse. Come avevamo documentato nella nostra inchiesta #scuolesicure la vulnerabilità degli edifici scolastici italiani, in un territorio fragile come il nostro, è ancora poco monitorata, gli interventi fin qui attuati sono stati disorganici, la gestione dei fondi stanziati caotica e farraginosa. E così, tra controlli, messa in sicurezza e costruzione di nuovi edifici nessuno ha davvero un’idea precisa di quanti soldi bisognerebbe tirar fuori per salvare le scuole italiane. Ci sono solo un paio di stime a livello locale, come quella della Regione Lazio che qualche anno fa aveva valutato in 1 miliardo di euro la cifra necessaria ad adeguare i 1107 edifici del proprio territorio (di questi ben 280 milioni riguardavano la messa in sicurezza delle strutture ad altissimo rischio). Mentre l’ultima stima su livello nazionale risale al 2008, l’ha fatta la Protezione civile, e si aggira attorno ai 13 miliardi di euro.

La coperta proposta da Renzi sembra perciò ancora troppo corta per un intervento risolutivo, e non solo per quanto riguarda le scuole.

Ai 3,5 miliardi di euro sbloccati dal Ministero dell’Economia per interventi sull’edilizia scolastica il governo ha infatti ottenuto risorse per altri 1,5 miliardi destinati questa volta a generici interventi contro il dissesto idrogeologico. Le cifre anche qui appaiono insufficienti: in un paese come l’Italia, in cui più dell’80% dei comuni sorge in aree ad alto rischio idrogeologico, secondo un recente studio dell’ANBI (Associazione nazionale bonifiche, irrigazioni e miglioramenti fondiari, che riunisce i consorzi di bonifica) nel 2014 servirebbero circa 8 miliardi per mettere in sicurezza l’intero territorio.

In breve, la direzione presa dal neonato governo sembra quella giusta, ma su scuola e messa in sicurezza del territorio la svolta di Renzi è per ora una correzione di rotta appena percettibile. Tanto per la scuola quanto per le questioni di rischio idrogeologico, sono sicuramente necessari più finanziamenti. Ma sarà necessaria soprattutto una strategia a lungo termine, organica e strutturata, sia dal punto di vista finanziario che da quello della programmazione e della trasparenza.