TEST INVALSI

Scuola, quando gli stranieri sono
più bravi in italiano dei loro compagni

 di Corrado Giustiniani, Il Secolo XIX 17.3.2014

Roma - Il dato più impressionante: in tutta Italia sono appena 107 gli adolescenti rom che frequentano le secondarie superiori, su 11 mila e 500 alunni di questa etnia. Il più curioso: ai test Invalsi del 2012-2013, in Campania, i figli degli immigrati nati nel nostro paese hanno ottenuto risultati più soddisfacenti dei locali, sin dalla primaria, con un imprevedibile vantaggio in italiano - più 24 punti - e uno più risicato in matematica, più 8 punti. Materia questa in cui, stavolta in tutta Italia, i figli degli immigrati hanno lo stesso punteggio degli italiani. D’altra parte, i ragazzi stranieri hanno un maggior tasso di ripetenze. E sono in ritardo d’età: il 16,3% lo è già alle primarie, il 44% alle medie e quasi 7 su dieci alle superiori. Ma il 7,4% degli alunni con cittadinanza non italiana che arriva agli esami di maturità, li supera con un voto superiore ai 90 centesimi, non male rispetto al 13,7 dei nostri.

È una miniera di dati e di spunti di riflessione il “Rapporto nazionale sugli alunni con cittadinanza non italiana” (in sigla Cni), 130 pagine e sette capitoli, che il Miur pubblica a partire da oggi sul suo sito. Sono tanti, troppi, questi ragazzi? Una sfida insopportabile per il nostro sistema di istruzione? La risposta è in questi numeri: i quattro quinti delle scuole italiane hanno alunni stranieri. In numero assoluto sono 800 mila, su 8 milioni di alunni delle nostre scuole. Dunque il 10%. Per l’esattezza sono 786 mila secondo il Rapporto del Miur, documento che però scatta la fotografia dell’anno scolastico scorso. Secondo la stima ministeriale per il 2013-2014, anno di cui mancano ancora dati ufficiali, sono saliti a 830 mila. Il ritmo di crescita è notevolmente calato, con la riduzione degli arrivi dall’estero. In dieci anni eravamo passati infatti da 100mila a 800mila alunni, con tassi di aumento di 70mila all’anno. Sono calati anche, e questo è un fatto positivo, gli alunni che vengono da noi senza conoscere l’italiano, spesso ad anno scolastico già iniziato, e che costituiscono il problema di inserimento più spinoso: i neo arrivati del 2012 sono stati il 3,7% del totale, l’1,1% in meno rispetto all’anno precedente.

Resta il fatto, però, che gli 800 mila ragazzi stranieri si distribuiscono in maniera non uniforme sul territorio. Pochi nel Sud, molti nel Centro e ancora di più nel Nord del paese. Il 60% degli istituti non supera un’incidenza del 15 per cento di stranieri. È aumentato, seppur di poco, 4,7%, il numero di scuole che hanno una quota di “non italiani” superiore al 30%. Ci sono poi 453 istituti, 37 in più dell’anno prima, in cui l’incidenza degli stranieri arriva al 50% e oltre. Costituiscono appena lo 0,8% delle scuole italiane, ma concentrazioni del genere vanno assolutamente scoraggiate perché negative dal punto di vista dell’istruzione, sociale e individuale. A Milano ci sono 58 di questi istituti, a Brescia 32, Torino è terza con 31, Roma quarta con 20. Tra le varie Regioni, la classifica del “50%e oltre” è guidata dall’Emilia Romagna, davanti alla Lombardia e alla Liguria, che precede il Piemonte. Rispetto al passato, è poi cambiata la distribuzione degli studenti stranieri, che si è spostata dalla scuola primaria alla secondaria di primo e secondo grado. A quest’ultima sono iscritti ormai 200mila figli di immigrati: ma l’80%frequenta istituti tecnici e professionali. Solo in 6mila 800 sono iscritti al classico, all’80% ragazze, di nazionalità prevalente romena e albanese. Per affrontare positivamente i problemi dell’accoglienza e dell’integrazione, il Miur ha emesso nel febbraio scorso le nuove “Linee guida” per le scuole. E’ stato l’ultimo atto del ministro Maria Chiara Carrozza, con la speranza che il testimone venga raccolto.