#LAMIASCUOLA

«Scuola, io, maestro elementare
vi spiego perché dico no ai voti»

Zanetti: «Competitivo e non formativo, secondo me bisogna ragionare con gli alunni»

di Diego Zanetti, Il Corriere del Veneto 10.3.2014

Sono un maestro di scuola primaria, maestro delle elementari, uno dei pochi ancora "viventi" data la prevalenza femminile... Leggo gli interventi sul voto nella scuola e butto lì alcuni argomenti di riflessione come contributo alla discussione.

1. Il voto in pagella nella scuola di base (primaria e secondaria di primo grado) è in realtà vissuto dalle famiglie come un giudizio sulla loro capacità di educare i figli, credo quindi che vada eliminato e sostituito da un giudizio generale sul percorso formativo dell'alunno con un passaggio graduale al voto in decimi durante la scuola media. (non serve a nulla cambiare il voto con un giudizio sintetico tipo ottimo, buono, ecc.).

2. Il voto dato durante l'anno, nelle cosiddette prove di verifica, dovrebbe avere una valenza "formativa" e quindi non dato in decimi ma ragionato con gli alunni. Loro dovrebbero conoscere come si valuterà la prova, cosa si valuterà e al termine decidere con loro i punti di forza mostrati e i punti deboli su cui occorre migliorare. In questo modo il voto/giudizio della prova non diventa giudizio sulla persona (sei bravo, non sei bravo...), ma sul lavoro eseguito e aiuta l'alunno a capire come deve lavorare.

3. Nella mia esperienza i genitori che hanno la possibilità di condividere questo tipo di valutazione dimostrano più collaborazione con gli insegnanti nel seguire il percorso scolastico dei figli, e aiutano i figli a divenire autonomi nello studio, nei compiti, nella responsabilità scolastica fin dai primi anni della scuola primaria.

4. Il voto in decimi nella scuola ha un carattere "competitivo", non aiuta l'educare alla collaborazione, alla condivisione, al pervenire al successo in gruppo. Molti studi ormai, a partire dall'OCSE, mettono in rilievo come la scuola italiana non sia in grado di educare gli alunni alle nuove sfide culturali, lavorative, economiche della società: ai giovani in cerca di lavoro si richiede sempre più spirito di collaborazione, capacità di lavorare in team, eccetera. E i nostri giovani sono fuori da questi parametri.

5. Sono convinto che il voto in decimi dovrebbe entrare gradualmente nella scuola, a partire dopo la classe prima media, per aiutare gli alunni a capire il significato e il valore del voto. Purtroppo però sappiamo quanto poco siamo preparati noi insegnanti a questo: nessuno ci ha formato sulla "valutazione formativa" e nessuno di noi ha fatto corsi di docimologia o simili. Se ben ricordo la ministra Gelmini, quando promulgò il regolamento sulla valutazione in decimi, ottenne il gradimento della classe insegnante perchè in tal modo il lavoro dei docenti veniva "alleggerito".

Ma nessuno dei docenti (in particolare della scuola superiore) ha pensato come una insufficienza che sia 2, o 3, o 4, o 5 abbia in realtà lo stesso "valore": i professori quando sostenevano un esame all'università, se non arrivavano al 18 se ne tornavano a casa e rifacevano l'esame, non si trovavano scritto sul libretto 10, o 12, o 14... Mi chiedo quindi se non sia meglio adottare anche con gli alunni delle superiori lo stesso criterio: "il lavoro è insufficiente, ti spiego perchè e hai la possibilità di rimediare". Ma allora, molti mi dicono, i ragazzi non si impegnano più, non accorgendosi che in tal modo il voto si trasforma in un'arma, una punizione, e perde il valore di valutazione formativa che la scuola dovrebbe invece sostenere. Quanti guai combiniamo come insegnanti trattando il voto alla stregua di un'arma! Mi accorgo che questi punti aprono argomenti infiniti e non sono certo esaustivi della problematica. La mia speranza è che la scuola italiana elimini il voto decimale nella scuola primaria e lo adotti gradualmente dalla scuola secondaria. Nella scuola dove insegno, cerchiamo di limitare il voto decimale alla pagella (per non essere fuorilegge) e la valutazione, sia su un compito specifico, che generale nella disciplina, viene discussa con gli alunni proprio per aiutarli a maturare la capacità di autovalutazione e stimolare in loro la voglia di apprendere e di superare le sconfitte. Teniamo conto inoltre che anche i primi due anni della scuola superiore sono anni di obbligo scolastico e che i documenti ufficiali sono tutti improntati alla gradualità scolastica nell'affrontare le discipline di studio. Ringrazio il Corriere del Veneto per questa opportunità, il discutere e condividere argomenti che riguardano l'educazione e la formazione dei nostri figli, senza relegarla in "stanze specialistiche", non può che far bene al futuro della nostra società.