Giannini a Madia:
«Un sistema sano non manda a casa gli anziani»

Il ministro dell’Istruzione contro il ricorso ai prepensionamenti proposto dalla collega. «Bisogna intervenire sul precariato che è una deformazione patologica»

 Il Corriere della Sera scuola 29.3.2014

«Non amo il collegamento tra chi va a casa e chi entra, un sistema sano non ha bisogno di mandare a casa gli anziani per far entrare i giovani. Per me è necessaria una alternanza costante». Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, a proposito dei prepensionamenti annunciati dalla collega Marianna Madia. Il ministro della Pubblica amministrazione ha ribadito in un’intervista odierna al Corriere della Sera la sua idea di svecchiare gli organici pubblici, tagliando la spesa - in particolare per i dirigenti - e aprendo a prepensionamenti per i più anziani in cambio di assunzioni di giovani funzionari. Il ministro Giannini ha posto l’accento invece sulla piaga del precariato nel pubblico impiego e in particolar modo nella scuola (il 31% del personale della P.A. lavora a vario titolo per la scuola: su un totale di 3 milioni e 230 mila dipendenti, oltre un milione è rappresentato da insegnanti e personale tecnico-amministrativo). «Il precariato è una deformazione patologica del principio della flessibilità - ha aggiunto Giannini commentando le proposte della collega di governo - che va restituito alla sua fisiologicità. Un governo che crede nella flessibilità e non nella sua patologicità, deve trovare gli strumenti e lo sta facendo».

Lo studio di Confindustria

Quello sulla formazione presentato ieri da Confindustria è uno studio «interessante: Confindustria, giustamente, parte dai numeri e valorizza l’aspetto quantitativo, io cercherò di sviluppare quello qualitativo e comunque i fattori non cambiano nel risultato finale». In Italia, rilevano gli economisti di Via dell’Astronomia, «tanti e per molto tempo hanno pensato di vivere nel Paese dei balocchi». Così «la crisi è stata un brusco risveglio ma ancora non sappiamo come uscirne»: ed oggi «ripartire dal capitale umano è la risposta». Tesi affidata a un approfondimento di oltre 300 pagine, con lo slogan «People first. Il capitale sociale e umano: la forza del Paese». Gli industriali lasciano parlare i dati, il confronto con altri Paesi. Innalzare in 10 anni il grado di istruzione italiano al livello dei Paesi più avanzati spingerebbe il Pil fino al 15% in più in termini reali, 234 miliardi, 3.900 euro per abitante. Studiare conviene: «Il tasso di occupabilità dei laureati in Italia è il 40% superiore a quello dei diplomati». I Neet, giovani che non studiano, non lavorano e non si formano, tra i 15 e i 29 anni in Italia sono 2,250 milioni: il costo sociale è altissimo, 32,6 miliardi l’anno, «se entrassero nel sistema produttivo nazionale si guadagnerebbero più di 2 punti di Pil». Mentre l’ascensore sociale è fermo: «Povertà economica e povertà di conoscenza sono strettamente legate», solo il 9% dei giovani arriva al traguardo della laurea se ha genitori con bassa istruzione contro il 64% dei figli di laureati. Mentre il sistema scolastico si muove tra «forti progressi e gravi lacune»: le scuole medie sono «l’anello debole», gli istituti professionali un «tracollo».

Il «patrimonio intangibile»

«Amici imprenditori, ve lo dico chiaramente - ha detto il ministro rivolgendosi alla platea di Confindustria - : adottare un talento in formazione non è un gesto meno nobile, più trascurabile, né un investimento meno sicuro del restauro di un importante monumento. Va benissimo favorire il restauro, la conservazione e la valorizzazione dei beni tangibili ma c’è un patrimonio intangibile di cui siamo ugualmente depositari, che è nostra responsabilità mantenere, custodire e valorizzare». «La ricerca del patrimonio intangibile, cioè delle competenze da sviluppare nei nostri giovani - ha spiegato la Giannini - è un fattore fondamentale ma non solo per l’Italia, anche per una Europa un po’ stanca e in declino che deve recuperare soprattutto la centralità dell’educazione». «Presenterò al presidente Renzi e al governo tutto un impellente e non più prorogabile compito di stendere un piano strategico decennale per la ricerca», ha concluso perché questo è un altro punto di «cornice strutturale» per il Paese.