Se manca il prof 8 volte su 10
i ragazzi saltano la lezione

Inchiesta di Skuola.net sul circolo vizioso delle scuole medie e superiori: per pochi giorni non si può chiamare un supplente ma i prof di ruolo si rifiutano di coprire il buco perché spesso le scuole non hanno i soldi per pagare le ore extra

 Il Corriere della Sera scuola 30.3.2014

Nelle scuole italiane quando l’insegnante è assente, in 8 casi su 10 la lezione salta. Con gli alunni che rimangono sui banchi senza fare nulla. La denuncia arriva da un’indagine del portale Skuola.net, che su questo tema ha intervistato circa 1.500 studenti. «Quando il prof di ruolo manca per qualche giorno - spiegano gli autori dello studio - le classi sono spesso lasciate a se stesse e circa l’80% dei ragazzi non fa lezione, anche quando un altro docente presenzia in aula. Durante l’ora di buco, 1 studente su 3 dichiara che la classe rimane scoperta senza alcun tipo di sorveglianza». Più complicato ancora se un professore manca per periodi lunghi: niente supplente per mesi o settimane intere per quasi la metà degli studenti intervistati. A settembre circa il 40% non ha trovato un insegnante dietro la cattedra e ha dovuto aspettare prima che le lezioni per quella materia iniziassero regolarmente. Con buona pace della continuità didattica, se è vero, come dichiara il 70% degli intervistati, che quest’anno hanno cambiato almeno un docente in quelle materie in cui invece doveva rimanere lo stesso.

Pochi fondi per coprire i buchi orari

Quando un prof manca per pochi giorni, le scuole medie e le superiori non possono chiamare un supplente esterno ma devono coprire l’assenza con i docenti interni, i quali possono però rifiutarsi (anche perché le scuole non sempre hanno a disposizione i fondi per pagare queste ore extra). Secondo il sindacato Anief, è la dimostrazione del fallimento della riforma Gelmini, «che per risparmiare ha ridotto ai minimi termini la possibilità per i docenti di fornire la propria disponibilità alla supplenza». «Basti dire - continua l’Anief - che per queste emergenze, purtroppo quasi all’ordine del giorno, mediamente una scuola pubblica italiana percepisce annualmente un forfait che non supera i 2-3 mila euro. Considerando che un’ora di supplenze viene compensata con 35 euro, è evidente che si tratta di un budget a dir poco risibile: utile a coprire neanche cento ore di sostituzioni». Prima della riforma Gelmini, invece, «ogni insegnante collocava nell’orario scolastico alcune ore a settimana proprio per sopperire a queste necessità».

Prof di ruolo, supplenti e «organico funzionale»

Intervistato da Skuola.net il vice presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Mario Rusconi ha sottolineato la gravità di questa situazione, anche perché «se un ragazzo si fa male, si rischiano conseguenze penali». Una soluzione ci sarebbe, secondo Rusconi: «Assumere professori in sovrannumero in modo da dare a una scuola o a una rete di scuole la possibilità di attingere a questo organico». Un’allusione, quest’ultima, al cosiddetto «organico funzionale», disposto per legge due anni fa (ministro Profumo) e mai decollato perché non si trovarono le risorse necessarie. Il ricorso a un organico funzionale eliminerebbe l’annoso sdoppiamento fra organico di diritto (prof di ruolo) e organico di fatto (precari), svuotando quest’ultimo a vantaggio di un organico di istituto stabile. Le singole scuole (o le reti di scuole) potrebbero fissare il numero di insegnanti necessari per i successivi tre anni e in base a esso elaborare finalmente il piano dell’offerta formativa con certezza di risorse. Anche il ministro Stefania Giannini si è detta favorevole a questa ipotesi ma ha ammesso che «percorrere questa strada comporta un impegno finanziario notevole».