A rischio 100 milioni per ristrutturazioni in 700 scuole: troppi ritardi burocratici Il ministro Giannini ha dovuto prorogare le scadenze: meno di un terzo dei lavori erano stati avviati. Alle lentezze si uniscono norme eccessivamente complicate di Salvo Intravaia, la Repubblica scuola 7.3.2014 La burocrazia-lumaca mette a rischio oltre 100 milioni per l'edilizia scolastica. E, in uno dei suoi primi atti, il ministro Giannini è costretta a prorogare di due mesi la scadenza per l'affidamento dei lavori di ristrutturazione urgenti in quasi 700 scuole. Il premier Matteo Renzi, stando ad un comunicato del ministero dell'Istruzione, aveva ragione: uno dei problemi più pesanti di cui soffre il nostro Paese è la burocrazia. Per rispettare i termini stabiliti dal decreto del Fare, che ha messo a disposizione 150 milioni per la messa in sicurezza le scuole più sgarrupate d'Italia, varato dal precedente governo, gli enti locali - comuni e province - avranno tempo fino a fine aprile. Entro lo scorso 28 febbraio, scadenza prefissata dal decreto, erano stati affidati lavori per meno di un quarto della somma stanziata dal Enrico Letta. "Lo scorso novembre - si legge nel sito del ministero dell'Istruzione - il Miur ha dichiarato finanziabili 692 interventi in base graduatorie fornite dalle regioni. Il termine per l'affidamento dei lavori scadeva il 28 febbraio 2014. Il ministero ha monitorato e sollecitato costantemente". Ma il 27 febbraio, ad un giorno dalla scadenza, "risultavano affidati soltanto 207 interventi per un totale di 35,7 milioni di euro. In altre parole, poco meno del 30 per cento del totale dei lavori finanziabili e appena il 24 per cento delle risorse disponibili. E "per evitare di vanificare il lavoro fatto negli scorsi mesi è stata disposta la proroga", spiegano da viale Trastevere. Tra le regioni più lente la Sardegna, con appena un lavoro affidato sui 24 ammessi a finanziamento: il 4 per cento. Seguita da Lazio, Abruzzo, Molise ma anche Lombardia e Liguria, con meno di un quarto di lavori affidati. Le due regioni più virtuose sono Toscana e Emilia Romagna con tassi di completamento delle procedure vicine al 50 per cento. Ma al di là della lentezza delle singole regioni, con tutta probabilità, c'è anche un problema di norme eccessivamente complicate che costringono gli enti locali ad eccessivi perdite di tempo. E' stato proprio il presidente del consiglio Renzi a dichiarare nel suo discorso di insediamento guerra alla burocrazia definendola "la madre di tutte le battaglie". In effetti, i due miliardi e mezzo di euro "promessi" dall'inquilino di Palazzo Chigi per rimettere in piedi una buona parte dei plessi scolastici meno sicuri sono già disponibili. L'Ance - l'Associazione nazionale dei costruttori edili - ha infatti calcolato che tra il 2004 e il 2013 sono stati stanziati 3,6 miliardi tra fondi nazionali e fondi europei destinati ai malmessi edifici scolastici nostrani. Una buona fetta dei 13 milioni di euro stimati nel 2008 dalla Protezione civile per mettere in sicurezza tutti i 36mila plessi scolastici italiani. Ma di quel gruzzolo soltanto poco più un miliardo è stato realmente "attivato", come si dice con termine burocratico. La restante parte, oltre 2,5 miliardi è ancora in attesa di essere speso e il nuovo governo non sembra intenzionato a farsi scappare l'occasione. Anche perché le scuole del Belpaese sono piuttosto datate se è vero che due e edifici scolastici su tre hanno quasi 50 anni di vita e quasi uno su cinque è stato costruito ai tempi del Regno o durante il fascismo: ha cioè 70 anni di vita alle spalle. |