Stipendi più bassi d'Europa, età media più elevata, ma ancora reggono, i docenti della scuola italiana

di Mariella Gerardi, CG magazine 4.3.2014

“La scuola cade a pezzi. Per fortuna che ci sono gli insegnanti...”. Leggere frasi come questa in un momento di profonda crisi e instabilità del sistema scolastico italiano, non può che rafforzare l'idea che la figura dell'insegnante vada rivalutata e rispettata. Si tratta di un articolo di qualche tempo fa pubblicato su “L'Espresso”, nel quale si afferma che nel 2013 l'andamento scolastico dei quindicenni italiani, pur restando ancora sotto la media, è migliorato e il merito, secondo gli esperti del settimanale “The Economist”, è degli insegnanti, i quali costituiscono il più importante fattore che conta per un'ottima istruzione di base.

Gli insegnanti...categoria mal pagata, tenuta spesso in minima considerazione dai genitori, criticata amaramente anche da personaggi autorevoli come l'ex Ministro Brunetta, il quale li definì «fannulloni, che hanno tre mesi di vacanza e lavorano 18 ore a settimana». Eppure, gli insegnanti “sono” la scuola. Senza di loro i nostri giovani non potrebbero avvicinarsi al sapere.

Ma come può la categoria degli insegnanti non essere tenuta in così bassa considerazione se il nostro Stato non si impegna a darle prestigio? Come può un genitore esaltare la figura di un insegnante se è costretto ad affidare il proprio figlio a docenti che risultano essere i più vecchi d'Europa? Come può la Scuola italiana infondere sicurezza se ci si trova di fronte alla presenza di 36mila edifici pericolanti, a rischio quotidiano di incidenti di una certa gravità? Come può la Scuola essere considerata di serie A se non è capace di accogliere ed attrarre a sé i suoi giovani, arrivando a creare una dispersione scolastica che porta l'Italia ai primi posti per quanto riguarda questo problema?

Come può un insegnante sentirsi gratificato dal proprio lavoro, che spesso continua anche a casa, se il suo stipendio risulta essere il più basso d'Europa? Formazione, “svecchiamento”, equiparazione degli stipendi degli insegnanti agli stipendi medi europei, edilizia scolastica, dispersione scolastica, merito e carriera per i docenti. Questi ed altri i punti nevralgici che andrebbero rivisti e che, in questi primi giorni del suo mandato, stanno interessando il neoministro dell'Istruzione Stefania Giannini. Queste le ferite con cui la Scuola italiana si presenta al nuovo governo, pronta e speranzosa di essere risollevata e diventare di nuovo degna di essere chiamata Scuola.