Quanto riceve dallo Stato e quanto spende
per il funzionamento una scuola tipo?

Il caso di un istituto comprensivo della capitale
che vive grazie ai contributi dei genitori

 Tuttoscuola, 26.3.2014

Abbiamo rivolto la domanda ad un istituto comprensivo della capitale con una popolazione scolastica di circa mille alunni, distribuiti su tre plessi (infanzia, primaria e I grado) con classi di primaria a tempo pieno.

Per l’esercizio finanziario 2013 l’istituto ha ricevuto un finanziamento statale onnicomprensivo di 6.122,66 euro e ha pagato per funzionamento 40.083,36 euro così ripartiti:

-   Beni di consumo 27.653,32 euro di cui:  Carta 1.783,19; Cancelleria (uso amministrativo, uso didattico per i tre plessi, toner stampanti per i tre plessi) 10.626,13; Stampati 3.560,31; Giornali e riviste 95,00; Vestiario (càmici dei collaboratori scolastici) 468,48; Facile consumo (uso amministrativo e uso didattico per i tre plessi) 5.705,50; Materiale informatico e software 2.414,97; Medicinali, materiale sanitario e igienico (materiale di pulizia) 2.999,74.

-   Acquisto di servizi ed utilizzo di beni di terzi 9.359,61 euro di cui: Prestazioni professionali e specialistiche (contratti RSPP DL81 – Gestione sito web) 3.403,00; Manutenzione ordinaria hardware (contratti manutenzione fotocopiatrice, laboratori,aule, uffici dei plessi) 3.193,93; Manutenzione ordinaria software 1.401,18; Noleggio impianti e macchinari (canone annuale noleggio pianoforte)     435,50; Utenze e canoni: Telefonia fissa (telefonia e adsl) 846,00; Telefonia mobile 80,00.

-   Altre spese amministrative 3.070,43 euro di cui Oneri postali, telegrafici e bancari (Spese gestione cc bancario e spese postali) 3.005,43; Rimborsi spese per i Revisori 65,00.

La differenza tra spese di funzionamento sostenute dall’istituto e contributo finanziario erogato dal Miur è stata di quasi 34mila euro, differenza colmata prevalentemente grazie al contributo delle famiglie.

Daremo spazio ad altri interventi che documentino situazioni connesse al contributo dei genitori (presente, mancante o parziale).

Protesta dei lavoratori 'quota 96' oggi e domani davanti a Montecitorio e giovedì con un sit in davanti al ministero dell'Istruzione insieme ai precari della scuola dell'infanzia e primaria. Seguiranno altre iniziative regionali e nazionali per tenere alta - spiegano i Cobas che sostengono la protesta - l'attenzione e la pressione in vista del 10 aprile, "termine entro il quale il governo, su richiesta delle commissioni Lavoro e Bilancio, dovrà esprimersi in merito al reperimento delle risorse finanziarie per restituire immediatamente ai Quota 96 il sacrosanto diritto alle pensione".

"Per i lavoratori della scuola nati nel 1951 e 1952, che avrebbero raggiunto Quota 96 entro dicembre 2012 (61 anni di età e 35 di contributi oppure 60 anni di età e 36 di contributi) si allontana di nuovo il sacrosanto diritto, riconosciuto da tutti i partiti in Parlamento, dopo essere stato brutalmente negato dalla 'riforma Fornero' - ad andare in pensione. Il governo ha dato parere negativo alla copertura individuata in Commissione, mostrando, malgrado le chiacchiere di Renzi sulla centralità della scuola, un particolare accanimento nei confronti di docenti e Ata, prigionieri dell'arbitrio di Monti, Fornero e ora di Renzi. L'ignobile blocco, anche fino a 6-7 anni, del loro diritto alla pensione non ha neanche sfiorato - sottolinea Piero Bernocchi, leader dei Cobas - categorie amiche della casta (i militari, i dipendenti delle Camere ecc..)".

Il pensionamento dei circa 4000 docenti e Ata interessati permetterebbe l'assunzione a tempo indeterminato di 4000 precari.