Analisi
Scuola, quante grane ministro Giannini Liste dimenticate, scontri tra insegnanti, concorsoni, bocciature del Tar, accorpamenti e caos dei presidi rimandati a settembre: l'elenco delle 'bombe' pronte a scoppiare nelle mani del neo-ministro dell'Istruzione si allunga ogni giorno di più di Michele Sasso, L'Espresso 11.3.2014
Aveva un sorriso raggiante Stefania Giannini alla firma da ministro
dell’Istruzione del neonato governo Renzi: «C’è qualcosa di
meraviglioso in quel che inizia». Che non sarebbe stato facile l’ex
rettore dell’Università di Perugia promossa nel dream team del
rottamatore l’aveva capito quasi subito: «Il mio è un ministero dove
ogni giorno c'è una bomba da disinnescare: ma questo perché ogni
giorno sono tanti i settori che reclamano attenzione», dichiarava
dopo appena due settimane dalla nomina. Le bombe burocratiche, gli
scontri con gli insegnanti e i tanti nodi mai sciolti dai suoi
predecessori cominciano a piovere con una certa frequenza. Così ecco
la prima grana dei concorsi, il caos dei presidi rimandati a
settembre, le bocciature del Tar della Toscana e gli accorpamenti
bocciati dalla Consulta. Lei, da buon artificiere scolastico, cerca
di metterci una pezza, promette di studiare come una «secchiona»
anche se i fronti scoperti continuano ad allargarsi.
«I concorsi, così come sono stati fatti, hanno creato più problemi
che soluzioni». Mai parole di ministro furono più profetiche. La
Giannini si riferisce al concorsone del 2012 che prevedeva 11.800
assunzioni entro l’anno scolastico successivo. La realtà è stata
meno rosea del previsto: sono entrati in aula con il contratto
firmato in tasca solo tremila insegnati perché alcune commissioni
virtuose hanno finito in tempo le selezioni entro la data prevista.
Per gli altri 8 mila si aspettano ancora le graduatorie finali. In
quasi tutte le Regioni dodici mesi non sono stati sufficienti per
esaminare tutti i partecipanti. Il ritardo è partito dalle
commissioni d’esame composte da personale scolastico che per
correggere i compiti dei futuri colleghi non è stato esonerato dal
lavoro. A questo pasticcio se ne aggiunge un altro: oltre ai
vincitori sono risultati idonei 17 mila aspiranti professori.
Dovrebbero essere assunti man mano che si liberano i posti ma anche
l’ex ministro Maria Chiara Carrozza, per le oltre quattromila
assunzioni bandite a febbraio per il sostegno, ha preferito
utilizzare i vecchi elenchi. Dimenticando le liste dei precari.
Mentre viene convocato chi ha superato il concorso ad hoc del
lontano 1999. «Un'assurdità perché quelle graduatorie dovrebbero
essere già cancellate: stiamo parlando di persone che dopo 15 anni
hanno tutte un altro lavoro. Il classico groviglio di burocrazia
all’italiana che sfida le leggi e la logica» commenta Marcello
Pacifico presidente di Anief, l’associazione nazionale degli
insegnati.
In Lombardia i nuovi presidi che aspettano da due anni la nomina
sono 355. Convocati al Pirellone di Milano la scorsa settimana per
entrare a scuola con i gradi da dirigente hanno avuto una doccia
fredda. Da Roma hanno deciso di rinviare tutto al prossimo anno
scolastico perché se convalidati a tre mesi dalle fine delle lezioni
perderebbero per strada gli insegnanti passati di grado. Il rinvio
di sei mesi al Provveditorato regionale è arrivato giovedì 6 marzo
in un comunicato del Capo dipartimento per l’istruzione del Miur,
Luciano Chiappetta: «L’allontanamento dall’insegnamento ad anno
scolastico in corso avrebbe avuto ripercussioni negative per la
continuità didattica e lo svolgimento delle valutazioni finali e
dell’esame di stato». Per questa ragione alcune scuole lombarde
avevano protestato nei giorni scorsi. Con la decisione ministeriale
si preferisce rinviare e appellarsi al «divieto dello spostamento
dei docenti dopo il ventesimo giorno dall’inizio delle lezioni». La
trattativa è andata aventi per ore fino alla soluzione-ponte
all’italiana: far firmare ai neopresidi un contratto per
formalizzare l’assunzione e la sede scelta, in attesa della presa di
servizio da settembre prossimo, quando scatterà anche l’aumento di
stipendio. Placati gli animi e firmati i contratti i neo-dirigenti
hanno lasciato la Regione con qualche dubbio: «Speriamo non ci siano
sorprese in futuro». Da viale Trastevere solo rassicurazioni:
«Possono stare tranquilli: firmeranno subito il loro contratto,
avranno le loro sedi assegnate e inizieranno subito la loro
formazione».
L’ultimo capitolo della saga dei ricorsi e controricorsi è arrivato
il 3 marzo: il Consiglio di Stato ha messo la parola definitiva
annullando le graduatorie per 137 presidi della Toscana. Gettando
nel caos la maggior parte di loro che sono già stati assunti. La
sentenza riconosce l'illegittimità della commissione esaminatrice
dopo la sostituzione di un presidente dimissionario e decide per la
ripetizione delle correzioni degli scritti. Una leggerezza che ha
permesso ad un candidato escluso di fare ricorso e avere una seconda
chance di selezione. Rimane il pasticcio burocratico: in 112
vincitori erano stati già assunti e più di cento avevano già
completato la formazione e superato favorevolmente il periodo di
prova. La sentenza fa precipitare gli istituti locali nel caos:
senza una guida quasi la metà delle scuole della regione. E per
vedere i nuovi vincitori dobbiamo aspettare un altro anno. L’idea per tagliare le spese delle sedi scolastiche è dell’ex ministro berlusconiano dell’economia Giulio Tremonti. Con l’accorpamento si possono risparmiare denari e a governo già pronto a passare la mano a Monti ecco il colpo di coda. Senza più alcun argine da Mariastella Gelmini che inscatolava le sue cose a novembre 2011, si decide la soppressione di 297 presidenze e uffici amministrativi all'interno di altrettanti istituti superiori. Dalla stagione 2012-2013 in 297 perderanno i dirigenti, resteranno le sedi che passeranno sotto un’unica direzione. Meno personale e meno stipendi. I vecchi parametri sono saltati perché fino ad allora le scuole dovevano avere tra un minimo di trecento studenti e un massimo di cinquecento. Il nuovo range sale: tra 400 e 600 per restare in vita. La gran parte delle vittime dei tagli orizzontali si trova al Sud. Peccato che la modifica sia stata decisa senza consultare le Regioni che hanno presentato un ricorso in Corte Costituzionale e l’abbiano vinto. Dopo di allora però nessun ministro ha messo una pezza e nessun accordo riparatore è stato siglato. Rimane un limbo per trecento scuole accorpate e bloccate. Che fine faranno? |