Forse il Ministro non sa… di Maurizio Tiriticco, Educazione & Scuola, 2.3.2014 Nel lontano 2007 con il dm 139 il Miur provvide a rendere esecutivo l’innalzamento a 10 anni dell’obbligo di istruzione, sancito con la legge 26 dicembre 2006, n.296, articolo 1, comma 622. E, nella lettera di accompagnamento, l’allora Ministro Fioroni dichiarava che “il nostro sistema scolastico compie così un passo molto importante per allinearsi con i sistemi di altri Paesi dell’Unione europea”. In effetti, nell’ambito comunitario, erano stati varati due importanti provvedimenti: a) la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006, con cui vengono definite otto competenze chiave per l’apprendimento permanente “delle quali tutti i cittadini hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione”.Le competenze chiave sono così descritte: 1) comunicazione nella madre lingua; 2) comunicazione nelle lingue straniere; 3 competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia; 4) competenza digitale; 5) imparare ad imparare; 6) competenze sociali e civiche; 7) spirito di iniziativa e imprenditorialità; 8) consapevolezza ed espressione culturale; b) la Proposta di Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 settembre 2006, con cui viene istituito un Quadro Europeo delle Qualifiche per l’apprendimento permanente: European Framework Qualification, EQF. Tale proposta diviene poi esecutiva con la Raccomandazione del 23 aprile 2008. Con l’EQF vengono individuati 8 livelli di qualifica, o di titolo di studio, da quello più basso a quello più alto. L’EQF deve essere utilizzato da tutti i Paesi membri dell’UE “come strumento di riferimento per confrontare i livelli delle qualifiche (e di qualsiasi titolo di studio, n. d. a.) dei diversi sistemi di qualifica (e di titolo di studio, n. d. a.) nel quadro di una prospettiva di apprendimento permanente”. Inoltre, i Paesi membri dell’Unione europea sono tenuti a “mettere in relazione i sistemi nazionali delle qualifiche (e dei titolo di studio) con l’EQF entro il 2009”. Con il citato dm 139/2007: a) vengono così curvate al nostro “Sistema educativo di istruzione e formazione” (legge 53/03, art. 2) e definite le “competenze chiave di cittadinanza da acquisire al termine dell’istruzione obbligatoria”, di cui alla citata Raccomandazione Ue del 18 dicembre 2006: 1) imparare ad imparare; 2, progettare; 3) comunicare; 4) collaborare e partecipare; 5) agire in modo autonomo e responsabile; 6) risolvere problemi; 7) individuare collegamenti e relazioni; 8) acquisire e interpretare l’informazione. Si precisa che “l’elevamento dell’obbligo di istruzione a dieci anni intende favorire il pieno sviluppo della persona nella costruzione del sé, (competenze 1 e 2), di corrette e significative relazioni con gli altri (competenze 3, 4 e 5) e di una positiva interazione con la realtà naturale e sociale (competenze 6, 7 e 8)”; b) vengono inoltre individuate, definite e descritte 16 competenze culturali, distribuite lungo quattro assi: a) dei linguaggi (6 competenze); b) matematico (4 competenze); c) scientifico-tecnologico (3 competenze); d) storico-sociale (3 competenze). Perché la certificazione dell’adempimento dell’obbligo potesse essere effettuata da parte delle istituzioni scolastiche autonome, occorreva che il Miur dettasse un opportuno modello. Tale modello è stato pubblicato con notevole ritardo con il dm 9 del 2010. Nel modello viene prescritta le certificazione delle sole competenze culturali secondo tre livelli: base, intermedio e avanzato, opportunamente descritti. Non viene richiesta la certificazione della competenze chiave di cittadinanza, che vengono citate in nota come semplice riferimento. Non si comprendono le ragioni di tale esclusione, anche e soprattutto perché le competenze chiave per l’apprendimento permanente (Raccomandazione del 18 dicembre 2006), sono state fatte proprie dal citato dm 139/07 e costituiscono un imprescindibile riferimento per la circolazione dei cittadini dell’Unione europea in tutti gli Stati membri. Va anche considerato che competenze di cittadinanza e competenze culturali non sono automaticamente omologabili. Un soggetto può essere un ottimo cittadino, anche se “incolto”, o un pessimo cittadino anche se valente professionista. E certi comportamenti della cosiddetta casta sta a dimostrare quanto in materia di competenze di cittadinanza ci sia, oggi, un’assoluta carenza! Va infine ricordato che la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, il 20 dicembre del 2012, hanno sottoscritto un “Accordo per la referenziazione del sistema italiano delle qualifiche al Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF), di cui alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008”. In tale Accordo si sono stabilite le seguenti corrispondenze: livello EQF1: diploma di licenza conclusiva del primo ciclo di istruzione livello EQF 2: certificazione delle competenze di base acquisite in esito al’assolvimento dell’obbligo di istruzione livello EQF 3: attestato di qualifica di operatore professionale livello EQF 4: diploma di istruzione secondaria superiore; diploma professionale di tecnico livello EQF 5: diploma di Istruzione Tecnica Superiore livello EQF 6: laurea triennale; master di primo livello livello EQF 7: laurea magistrale livello EQF 8: dottorato; master di secondo livello I descrittori sono i seguenti. livello EQF1: conoscenze generali di base; abilità di base necessarie per svolgere mansioni e compiti semplici; competenze – lavorare o studiare, sotto una supervisione diretta, in un contesto strutturato livello EQF2: conoscenze pratiche di base in un ambito di lavoro e di studio; abilità cognitive e pratiche di base necessarie per utilizzare le informazioni rilevanti, al fine di svolgere compiti e risolvere problemi di routine utilizzando regole e strumenti semplici; competenze – lavorare o studiare, sotto una supervisione diretta, con una certa autonomia livello EQF3 (per la sola IeFP): conoscenze di fatti, principi, processi e concetti generali in un ambito di lavoro o di studio; una gamma di abilità cognitive e pratiche necessarie per svolgere compiti e risolvere problemi, selezionando e applicando metodi, strumenti, materiali e informazioni di base; competenze – assumersi la responsabilità dello svolgimento di compiti in un ambito di lavoro o di studio; adattare il proprio comportamento alle circostanze per risolvere problemi livello EQF4: conoscenze pratiche e teoriche in ampi contesti in un ambito di lavoro o di studio; abilità – una gamma di abilità cognitive e pratiche necessarie per creare soluzioni a problemi specifici in un ambito di lavoro o di studio; competenze – sapersi gestire autonomamente nel quadro di istruzioni in un contesto di lavoro o di studio, di solito prevedibili, ma soggette a cambiamento; sorvegliare il lavoro di routine di altri, assumendo una certa responsabilità per la valutazione e il miglioramento di attività lavorative e di studio. OMISSIS per gli altri quattro livelli. In un tale contesto normativo, in cui, in materia di istruzione (statale e paritaria) e di istruzione e formazione professionale (regionale) si integrano indicazioni europee con scelte nazionali, è opportuno che vengano date le opportune istruzioni perché, alla conclusione del primo ciclo di istruzione e dell’obbligo di istruzione, le istituzioni scolastiche autonome procedano conseguentemente, in modo che i nostri titoli di studio possano essere “letti” e utilizzati in contesti di istruzione, di formazione e di eventuale occupazione, che riguardino anche gli altri Paesi dell’Unione europea. E’opportuno ricordare che con la strategia “Europa 2020” si aprono nuovi scenari in ordine allo sviluppo dell’economia e dell’occupazione. Si tratta di una strategia che prevede cinque ambiziosi e irrinunciabili obiettivi in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale ed energia/clima. Un’attenzione di questo tipo ci potrebbe ricondurre a ragionamenti e a iniziative concrete finalizzate a vedere il contesto europeo come un’occasione di concreto e produttivo sviluppo e non come una sorta di gabbia dalla quale, secondo una certa parte politica, dovremmo uscire e al più presto. Occorre sempre pensare che le difficoltà dell’oggi, se lette e affrontate con intelligenza e spirito di iniziativa, costituiscono una occasione per crescere, domani, non un pericolo da cui fuggire! Ma qui si apre un altro discorso! E un Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca può svolgere un ruolo decisivo per far compiere al Paese e ai suoi cittadini concreti passi in avanti. Sono tre materie che potrebbero costituire una preziosa chiave di volta per quel cambiamento che tutti noi attendiamo e auspichiamo! E per il quale ciascuno di noi deve adoperarsi in ordine alle sue competenze e responsabilità E la competenza e la responsabilità del Ministro Giannini sono determinanti! In una prospettiva che non può non essere europea! Non mi sembra casuale che il nuovo Presidente del Consiglio nel suo discorso di insediamento rivolto alle Camere abbia collocato l’istruzione al primo posto della nuova politica governativa! E ora, dalle parole ai fatti! |