L’INTERVISTA
«No alle grandi riforme.
Interventi per la sicurezza da un miliardo di euro»
Il ministro Giannini: pronti ad agire Non
tolgo risorse alla scuola pubblica per darle alle private Tagliare
gli scatti di anzianità? Non l’ho mai detto Non serve una riforma ma
semplificazione e valori Mi sento e sono un ministro politico e non
tecnico
di Paolo Conti,
Il Corriere della Sera
8.3.2014
Ministro
Stefania Giannini, lei guida di fatto tre dicasteri: Istruzione,
Università, Ricerca. Provi a sintetizzare il suo piano d’azione.
«È ovviamente difficile, si parla di un universo sterminato, dalla
scuola dell’infanzia alla ricerca post universitaria. Prima di tutto
semplificazione degli aspetti procedurali che spesso sono ostacolo e
non strumento. E poi massima concentrazione sui risultati, mettendo
da parte l’ossessivo accanimento sulle procedure. Insomma: poche
regole ma chiare, e attenzione ai principi valoriali».
Bello slogan. Ma
intanto le scuole italiane cadono a pezzi. Non metaforicamente. Si
parla di muri, di strutture reali.
«Non ho l’abitudine di scaricare sulla politica tutte le
responsabilità, ma se un tema non viene percepito come essenziale
per il Paese, questi sono i risultati. Questo governo ha invece
proprio la scuola al centro della propria azione. Lo ha annunciato
il presidente Renzi...».
Ma per ora sono,
appunto, degli annunci. Parliamo di cifre.
«Le cifre ci sono e il ministero è pronto ad agire. In ogni Paese
civile la scuola deve avere agibilità, sicurezza, dignità e decenza.
Movimenteremo un miliardo di euro: 150 milioni di euro sono già
stanziati. Sono in calendario 700 interventi e abbiamo prorogato
fino al 30 aprile i termini per la presentazione delle domande. C’è
una lista di circa 2.000 interventi immediatamente cantierabili per
circa 320 milioni. Poi, attraverso l’Inail, potremo contare su
ulteriori 300 milioni: saranno mutui per la messa in sicurezza, la
prevenzione del rischio sismico, l’adeguamento energetico. Infine,
grazie alla Banca europea degli investimenti e la Cassa depositi e
prestiti, sono in vista altri finanziamenti per ristrutturazioni e
messa in sicurezza per 40 milioni annui in un lungo periodo, fino
alla somma di 900 milioni».
Lei parla di dignità. E gli stipendi
degli insegnanti così bassi? Gli scatti di anzianità sono in
pericolo?
«Ho detto e ripeto che gli insegnanti italiani avrebbero diritto a
retribuzioni di livello europeo. Tagliare gli scatti di anzianità?
Non ho detto questo, nessuno pensa a togliere uno strumento
economico indispensabile in un sistema di fatto bloccato,
significherebbe peggiorare le condizioni di vita dei docenti. Ma
bisognerà pur trovare strumenti per valorizzare le migliori
professionalità, la capacità di aggiornamento. La disponibilità ad
assumersi responsabilità. Per il momento è un libro dei sogni.
Dovremo approfondire la questione».
Anche le sue dichiarazioni di sostegno
alla scuola paritaria privata hanno aperto un dibattito. Sono stati
stanziati 483 milioni. Così non si danneggia la scuola pubblica?
«Non sono un Robin Hood al contrario, non me lo merito proprio...
C’è di mezzo il Consiglio d’Europa che il 12 dicembre 2012 ha
inviato all’Italia una raccomandazione per il rispetto del principio
di uguaglianza e parità nella scelta educativa. Non mi metto certo a
togliere risorse alle scuole statali per darle ai privati. Ma,
questo sì, responsabilizzare le scuole paritarie, sapendo ben
distinguere il grano dal loglio, garantendo alle famiglie una
autentica libertà di scelta. Senza ideologie. In Italia c’è grande
confusione tra il concetto di “pubblico”, che ha la sua radice
nell’espressione pro-populo , cioè al servizio della comunità e che
può anche essere privato, e quello di “statale”».
Come vive le
spettacolari visite nelle scuole di Renzi? Grillo è andato giù duro:
«Sembri Mussolini»...
«Grillo è uomo di spettacolo. Non era al centro della scena, sotto i
riflettori, e così ha fatto il controcanto. Io penso che quando le
istituzioni vanno tra la gente con semplicità e immediatezza, per
confrontarsi in questo caso col mondo reale della scuola, quindi
insegnanti e famiglie, è sempre un bene. Faccio io una domanda:
qualcuno ha da obiettare quando vede le stesse scene con Barack
Obama o David Cameron?».
E l’inno
dedicato a Renzi a Siracusa? Non era eccessivo?
«Io ero impegnata in Aula e non ho potuto accompagnare il presidente
del Consiglio ma in qualunque scuola, quando arriva il sindaco o
un’altra autorità locale, si preparano festeggiamenti simili. Hanno
fatto lo stesso con Renzi. Trovo bello che i bambini abbiano un
forte senso delle istituzioni».
Il suo
ministero risente, come gli altri, di continui cambi di vertice. Non
è dannoso per la scuola che ogni ministro voglia lasciare la propria
impronta cambiando tutto?
«Io non sono afflitta dalla sindrome della continua rivisitazione
del già fatto, non ho questa patologia... Nemmeno penso che scuola e
università abbiano oggi bisogno, in Italia, di una grande riforma
che scardini ancora una volta il sistema. Penso invece, come dicevo
all’inizio, che ci sia massima urgenza di principi valoriali, di
semplificazione, di poche ma chiare regole, di attenta valutazione
dei risultati».
Lei viene
dall’università, dove lavora da anni. Non rischia di sapere troppo
poco di scuola primaria o secondaria, dove ci sono grandi difficoltà
didattiche e organizzative?
«Prima risposta. Io ho l’abitudine di studiare a fondo ciò che non
conosco. Seconda risposta. Mi sento, e sono, un ministro politico e
non tecnico. Intendo esercitare al meglio questo mio ruolo. Il
governo Renzi ha una forte impronta politica, grazie anche alla
presenza di segretari di partito, e io sono tra loro. E un governo
deve mettere la propria faccia politica sulle scelte essenziali.
Soprattutto in settori chiave come il mio, che riguarda la vita
delle famiglie e il futuro delle nuove generazioni».