L'EDITORIALE

Scuola, motore per la crescita

Il Paese che vuole voltare pagina

di Giandomenico Cortese, Il Corriere del Veneto, 4.3.2014

Impulsi alla crescita. Il passaggio, l’incursione del premier Renzi nel Veneto, a Treviso, forse ha voluto esprimere la traccia di un itinerario: proviamo ad ricominciare dalla scuola. E allora, prima di parlare di crescita è meglio puntare allo sviluppo, pensare al laboratorio dei talenti. Mi piace l’idea che si inizi dai giovani, per costruire futuro. La scuola, con la famiglia, un tempo, rappresentava il fulcro (il volano) della formazione. Incontrare i giovani, parlare dei giovani, ai giovani è materia incandescente, dura come il ghiaccio. Ma è scelta vitale. Ridare carica, e dignità, riconoscimento al lavoro degli insegnanti, spronandoli a destarsi dalle apatie, dalla routine della quotidianità, a recuperare coraggio, impegno, entusiasmo, ad essere orgogliosi della qualità della propria professione, è uscire dal recinto, e portare con se gli allievi loro affidati. C’è bisogno di offrire stimoli e passione ai ragazzi, stimolare la loro autostima, educarli alla responsabilità, al rispetto della vita, la propria e quella degli altri, alla disponibilità al servizio, al volontariato.

Le inquiete cronache, ancora di questi giorni, gli episodi di bullismo, le induzioni al suicidio, la fragilità degli orizzonti offerti, in una società egoista e triste: c’è bisogno di voltare pagina. «Basta piangere», sostiene Aldo Cazzullo, in un suo recente saggio su questo nostro Paese fin troppo sconcertato. Possiamo aggiungere un invito a spiegare perfino il concetto di… «resilienza », così diffuso nelle scienze, intendendolo come capacità di rialzarsi. La giovinezza è una sfida continua, combattuta su un terreno irto di aculei che possono ferire. Provare a porsi dal punto di vista dei giovani può essere utile anche da queste nostre parti, data la domanda di lavoro che essi esprimono, a fronte dalla quale sarebbe utile che la società adulta li accompagnasse indicando la strada, suggerendo loro come imparare ad offrire la propria disponibilità, come vendere (?) le proprie conoscenze, i propri talenti, come avere coraggio e responsabilità.

Un tempo si cantava «Don’t stop», non smettere di pensare al domani. Per recuperare quell’umanesimo civile che ha nutrito la nostra storia. E invitarli, i nostri ragazzi, non solo a volare alto, a costruire, fin da subito, un futuro nel quale realizzare desideri. Non tutti siamo in grado di cantare, di scrivere poesie, di fantasticare, ma tutti dobbiamo continuare ad imparare a vivere. Parlando con un gruppo di prossimi maturandi, in un istituto superiore della nostra Regione, al termine di uno stage, un progetto formativo non solo di incontro con il mondo del lavoro e delle professioni, riprendendo il pensiero di sollecitatori della loro autostima, nella scelta della propria eredità, è stato suggerito il pensiero di una giovane scrittrice olandese, morta a trent’anni, in un campo di sterminio, Etty Hilesum, che dice così: «Quando troverò il coraggio di essere sola con me stessa a lungo, cercherò dentro ciò che non è stato appreso dall’esterno, solo allora, forse, potrò dire di essere nata per davvero». Indicare valori, regole, obblighi sociali può servire. L'esperienza della crescita, e la gran parte dei giovani ne è consapevole, vuol dire scegliere ciò che vogliamo essere, come vogliamo vivere, determinare i «nostri valori ».