LA RISPOSTA

«Stipendi bassi? Sono i sindacati
a volere il minimo garantito per tutti»

Il ministro Giannini e l’articolo del Corriere: «Il nostro governo è il primo a mettere la scuola al centro. Certo, l’edilizia non basta»

 Il Corriere della Sera scuola 20.3.2014

Roma - Insegnanti italiani pagati peggio della media Ocse e maltrattati? Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, intervistata su Radio1 Rai, nella trasmissione Prima di tutto, ha sottolineato come tra le righe dell’articolo del Corriere della Serasi colga «l’addebito alla politica» e visto che la politica è strumento fondamentale per gestire la cosa pubblica e anche raggiungere il bene comune, «evidentemente quando le cose funzionano male o sono trascurate, si deve dare alla politica la responsabilità primaria». Secondo la Giannini tra le cause non c’è solo «l’avvicendamento dei vari ministri», ma il tema o il male originario è nel fatto che «non ricordo a mia memoria un governo che abbia messo questo tema al centro della propria agenda politica. Poi da lì a cascata derivano le scelte, derivano anche il coraggio, qualche volta, la necessità di investire lì e investire meno altrove. Cosa che questo governo per primo sta cominciando a fare. Ma ovviamente bisogna andare oltre l’edilizia».

Sul capitolo stipendi (gli insegnanti italiani prendono mediamente circa 5mila euro in meno rispetto ai loro colleghi), il ministro ha voluto puntualizzare: «Metterei il dato in un quadro più ampio, non è solo meno soldi ma anche spesi male. Gli insegnanti italiani, rispetto a quelli dei paesi europei avanzati, sono insegnanti che non hanno alcuna prospettiva di carriera, ma non solo nel senso di una progressione, di un avanzamento, ma nel senso di una differenziazione di funzioni». Se si fa una contrattazione, continua, «se anche le forze sindacali spingono sempre e solo per salvaguardare il minimo garantito a tutti e non per valorizzare chi lavora meglio, quel poco che c’è non solo non serve a migliorare la qualità complessiva ma nemmeno a valorizzare le singole persone». Il fatto poi che gli insegnanti arrivino da precariati estenuanti «è un altro aspetto. È una delle prime cose che ho detto: per me c’è solo una parola, semplificazione dell’esistente e rivisitazione in meglio, snellendo le procedure, di un sistema di regole, quindi concorsi, che non essendo regolari e costanti nel tempo hanno creato il fenomeno del precariato. Se c’è una opportunità ogni tot anni è solo anagrafe che decide se sei degno di entrare nel mondo della scuola oppure no. Quelli nati l’anno dopo devono aspettare i 4 o 5 anni, o forse più, e quindi si crea l’imbuto, la sacca del precariato».