La scuola media unica di Vincenzo Pascuzzi, 9.3.2014
Ho trovato molto interessante, sintetica e pregevole la
testimonianza autobiografica di Elio Fragassi sulla scuola media
unica e i suoi limiti (*). Pur condividendo la fotografia della
situazione attuale (diagnosi), ho alcune idee e valutazioni
differenti in ordine alle cause e quindi ai rimedi, ammesso che
qualche forza politica voglia farsene carico in futuro. Perciò
indico alcuni spunti di possibile approfondimento, riflessione e
confronto ulteriore.
1) «gli alunni di queste ultime generazioni hanno acquisito metà
delle conoscenze, meno competenze e capacità degli stessi alunni dei
tempi addietro; in compenso, però, la società di oggi richiede
maggiori prestazioni e capacità di pensiero. Ecco che la forbice tra
"scuola" e "società" si allarga sempre di più con grave danno….». Ciò concorda in pieno con la mia esperienza e valutazione. Inoltre, il fatto che, negli ultimi cinquant’anni, gli iscritti alla scuola superiore e all’università siano triplicati o quadruplicati potrebbe costituire non una compensazione consolatoria ma un’aggravante.
Tre o quattro le cause principali della situazione sopra ricordata:
a) La mancanza di una progettazione rinnovata e adeguata della nuova
scuola media unica assieme alla non previsione di successivi momenti
e interventi di controllo e verifica. Il “senno del poi” (o
feed-back, o retroazione) andava applicato seriamente, ad esempio,
ogni 5 anni e già a partire dal 1962;
b) La nuova scuola media unica ha mantenuto – almeno formalmente e
sulla carta – gli stessi meccanismi di valutazione e
promozione/bocciatura della precedente scuola media elitaria o
minoritaria; meccanismi che però sono stati (è stato necessario
farlo) allentati, attenuati, ridotti a formalità; non si boccia
quasi nessuno [e NON dico che bisognerebbe!] ma si assegnano
sufficienze a tutti anche se non meritate; (gli stessi meccanismi
allentati si trovano al superiore);
c) Esiste un curricolo pesante, rigido, senza adeguate possibilità
di scelte e opzioni; una specie di menù didattico fisso e obbligato,
anche nei tempi, a prescindere dai gusti, dalle preferenze, dalle
scelte individuali;
d) La scuola media unica è ancora essenzialmente orientata come
propedeutica ai licei e all’università, non ci sono adeguate e
consistenti attività pratiche, tecniche, professionali; la scelta
non-liceale dopo la 3ª media è vista (ed è nei fatti, con
riferimento alle realtà della scuola superiore) come scelta
residuale, di minor pregio, di ripiego. Gli istituti tecnici hanno
una non giustificata caratterizzazione di tipo liceale: vedere, ad
esempio, lo studio della letteratura e della storia e l’esordio,
all’esame di diploma, con la prova di italiano; l’osservazione
critica ha carattere relativo, nel senso che si potrebbero utilmente
recuperare ore per le materie specifiche.
2) «Poiché esistono intelligenze pratiche e intelligenze teoriche,
….»
Non condivido, o almeno conviene precisare. Intanto quando?
Sicuramente non alla nascita. Queste diverse attitudini possono
essere manifestate o dichiarate all’atto dell’iscrizione alla scuola
media, ma costituiscono già – molto probabilmente e a mio giudizio -
il risultato di un duplice condizionamento: sociale e familiare o
ambientale da una parte e scolastico dall’altra. Da un ambiente
familiare meno istruito, risultano prevedibili minori stimoli e
aspirazioni verso l’istruzione liceale e universitaria (°). Inoltre
gli stessi docenti (in massima parte di provenienza liceale e
universitaria) non possono che orientare secondo il c.v. scolastico
che hanno seguito loro stessi. I ragazzi “migliori” vengono
indirizzati ai licei. E questo è un circolo insieme vizioso e
virtuoso che si autoalimenta. In altre parole, mancano o sono in
minoranza docenti di provenienza diversa da quella
liceale-universitaria. Anche da qui la divaricazione tra scuola e
società. La scuola non impara, o impara poco, dalla società. La
scuola media unica ha come desertificato l’apprendimento “a bottega”
senza rimpiazzarlo con uno più valido. Ciò con duplice danno sia di
chi l’avrebbe seguito con successo, che degli altri. Ripeto e
sottolineo “senza rimpiazzarlo con uno più valido”.
3) «non sarebbe il caso di tornare …. a quella separazione tra
“scuola media” e “scuola di avviamento”».
Per valutare, decidere e poi attuare una simile ipotesi occorrerebbe
una classe politica che non abbiamo, né è all’orizzonte. Siamo
ancora all’età della …. pietra, anche nel senso di edifici
scolastici da adeguare alla bell’e meglio alle norme di sicurezza,
funzionalità e civiltà. Forse basterebbe recuperare quella “metà
delle conoscenze” perdute, prevedere e consentire diverse opzioni e
scelte individuali nell’ambito del curricolo. Ma anche per questo
serve una classe politica ecc…..
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(°) Come nella storia della Monaca di Monza: "Bambole vestite da
monaca furono i primi balocchi che le si diedero in mano; poi
santini che rappresentavan monache; e que' regali eran sempre
accompagnati con gran raccomandazioni di tenerli ben di conto; come
cosa preziosa, e con quell'interrogare affermativo: - bello eh?"
[citazione segnalata da una collega]
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(*) Scuola e riforme: le ragioni del tempo e...il senno del poi -
Elio Fragassi – 6 marzo 2014
http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=52839&action=view&c |