Scuola, l'impegno della Giannini. Dal precariato, all'inglese, al merito, alla lotta all'obesità Prima uscita in Parlamento del ministro. Gli impegni programmatici del governo. Mentre le commissioni Bilancio e Lavoro chiedono una soluzione per gli insegnanti "quota 96" di Salvo Intravaia, la Repubblica scuola 27.3.2014 ROMA - Riassorbire il precariato, valorizzare il merito degli insegnanti e valutare le performance delle scuole. Ma non solo: insegnare una materia in lingua inglese sin dalla scuola elementare e potenziare l'educazione motoria per scongiurare l'obesità sin dalla più tenera età. Ma anche, avviare una nuova tornata di Tirocini formativi attivi per dare l'abilitazione all'insegnamento ai laureati e rimettere in sesto gli edifici scolastici sgarrupati. La ministra dell'Istruzione, Stefania Giannini, nel corso della sua discussione sulle Linee programmatiche del suo dicastero in commissione Cultura al Senato, è stata come un fiume in piena. Ha toccato mille tasti, anche sensibili ma ha rivendicato la centralità della scuola per questo governo.
"Questo è il primo governo dal dopoguerra
che mette la scuola al centro della discussione politica", ha detto
in apertura. Il tutto, mentre, il Parlamento impegna il governo a
risolvere la questione degli insegnanti "quota 96" e la Corte di
giustizia europea prende tempo per esprimersi sulla legittimità di
trattamento da parte del nostro paese dei 140mila precari - di cui
125mila nella scuola - di lungo corso che chiedono, appellandosi
proprio alla normativa comunitaria, di essere stabilizzati. E' "un problema rilevante, drammatico per le vite di molte persone. Non si può ignorarlo sperando che scompaia da solo", spiega in commissione. E snocciola i numeri di un purgatorio formato da 170mila precari storici inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, più di 460mila inseriti nelle graduatorie d'istituto - che comprendono anche i primi - 10mila abilitati secondo le nuove regole dettate dall'ex ministro Gelmini - 70mila abilitati con i Percorsi abilitanti speciali, 55mila diplomati magistrali e 40mila idonei dei concorsi "storici". Tutte persone che sono alla ricerca di una sistemazione. "Affrontare questo tema - ha detto il ministro - significa darsi un obiettivo politico preciso e definito: i precari vanno riassorbiti, in un'ottica di medio-lungo periodo che si abbini a concorsi a cattedra. Ma nel frattempo per dare risposte immediate l'idea è inserire precari all'interno di organici funzionali". Ma assorbire il precariato non significa aprire le porte a tutti e basta. Nella scuola occorre valorizzare il merito. "Se nel secolo scorso l'obiettivo - chiosa la Giannini - è stato la scolarizzazione di massa, oggi l'obiettivo deve essere necessariamente una scuola di qualità per tutti: la valutazione che controlla, misura e certifica questa qualità diventa lo strumento decisivo per fondare la scuola del nuovo secolo". "Ho intenzione di promuovere un ciclo di autovalutazione per il miglioramento e la verifica dei risultati. I risultati relativi al miglioramento delle attività didattiche e formative devono essere comparabili tra scuola e scuola e traducibili tra Italia e Europa". E rifiuta l'idea che la retribuzione per gli insegnanti debba basarsi "solo sugli scatti di anzianità". Presto sarà avviata la discussione sul rinnovo del contratto e si partirà "dalla valorizzazione" della professione. Poi, il ministro ha intenzione di attivare una nuova sessione di Tirocini formativi attivi e di riformare il percorso di formazione - attualmente di sei anni - per accedere all'insegnamento, inserendo il tirocinio nel corso dell'ultimo anno. Per i più piccoli della scuola dell'infanzia e della primaria è in cantiere l'idea di insegnare l'inglese fin dalle prime classi. "Non fare l'ora di inglese, ma insegnare in inglese un'altra materia", ha spiegato l'inquilino di viale Trastevere. E, per i più piccoli, è prevista anche "l'alfabetizzazione motoria e sportiva". "C'è un dato di partenza che è drammatico: il 10 per cento dei bambini italiani della scuola primaria è obeso. Il 32 per cento dagli otto ai nove anni è sovrappeso, vuol dire che c'è una deviazione alimentare ma anche che c'è una mancanza della cultura dello sport". Ma oggi, per i quasi-pensionati della scuola bloccati dalla Fornero si intravede la luce in fondo al tunnel. La commissione Bilancio della camera ha approvato una risoluzione della vicepresidente, Barbara Saltamartini, e Nunzia De Girolamo, presidente dei deputati del Nuovo Centrodestra che impegna il governo a reperire, prima della presentazione del Documento di economia e finanza 2014, le risorse finanziarie volte per sanare la situazione degli insegnanti incappati nella tagliola della riforma Fornero a pochi mesi dalla pensione. In trepidazione, circa 4mila docenti con almeno 60 anni di età e 36 di contribuzione - o 61 di età e 35 di anzianità di servizio - bloccati per il semplice fatto che la riforma delle pensioni non ha tenuto in debito conto che nella scuola l'anno si conclude il 31 agosto e non il 31 dicembre. Ad incappare nella trappola sono stati soprattutto maestri e professori della classe '52, che nel 2012 avevano già compiuto 60 anni e secondo la norma precedente avevano già maturato i requisiti per lasciare la cattedra, ma che adesso dovranno attendere di compiere 67 anni di età. E, nell'ipotesi di fuoriuscita dalla scuola dei "quota 96", si aprirebbero le porte a 4mila nuovi giovani in ingresso. Dovranno ancora aspettare alcuni mesi invece i 125mila supplenti di lungo corso che attendono la sentenza della Corte di giustizia europea per essere stabilizzati. La sentenza verrà La giornata di oggi, si apre con una buna notizia. "I giudici europei - dice l'Anief di Marcello Pacifico - prendono tempo: il governo ne approfitti e non attenda le motivazioni della sentenza". "Ciò eviterà - continua Pacifico - cause giudiziarie che porterebbero lo Stato italiano ad essere condannato a risarcire danni superiori ai 4 miliardi di euro". Mentre gli studenti insorgono di fronte all'intenzione del ministro Giannini di equiparare le paritarie alle scuole statali. "Siamo sbalorditi - dichiara Roberto Campanelli, coordinatore nazionale dell'Unione degli studenti - di fronte all'ennesima dichiarazione in favore delle scuole private e della loro equiparazione a quelle pubbliche: uno schiaffo ai milioni di studenti che ogni giorno varcano le soglie delle pubbliche sempre più dequalificate e sottofinanziate. Rivendichiamo lo stop ai finanziamenti alle scuole paritarie private". |