Renzi: il fumo e l’arrosto TuttoscuolaNews, n. 626 17.3.2014 L’interrogativo che domina il dibattito politico in questi giorni, dopo l’insolita (ma molto ‘renziana’) conferenza stampa dello scorso 12 marzo - nella quale il presidente del Consiglio si è esibito in una spettacolare presentazione con slide multicolori e pesci rossi del programma a breve termine del governo da lui presieduto - è se Matteo Renzi riuscirà a passare dalle parole ai fatti. In modi diversi, e con tempi più serrati, Renzi sta provando a ripetere l’exploit politico-comunicazionale del Berlusconi 2001, quello del contratto con gli italiani sottoscritto nel salotto TV di Bruno Vespa, di fronte a milioni di cittadini telespettatori. Stavolta, sempre da Vespa, la sfida ha assunto quasi i toni di un’ordalia: “a maggio o ci sono i soldi (gli 80 euro netti promessi a 10 milioni di lavoratori, ndr) o sono un buffone”. E’ sensato ritenere che dietro questo impegno ci sia anche un calcolo elettorale in vista delle elezioni europee del 25 maggio. La platea degli interessati alle varie misure annunciate è immensa, e riguarda anche la maggior parte del personale della scuola (il 53% secondo stime sindacali), tutto quello il cui stipendio netto è inferiore ai 1.500 euro mensili. La stessa logica dei grandi numeri (43.000 sedi interessate, migliaia di enti locali, milioni di alunni e genitori) sembra essere alla base della scelta dell’edilizia scolastica e della sicurezza delle scuole come cavallo di battaglia degli interventi urgenti per la scuola: non astruse e impopolari riforme ordinamentali, o astratti disegni meritocratici ma concrete misure, come quelle relative allo svincolo della spesa per l’edilizia scolastica dal patto di stabilità, capaci anche di contribuire a movimentare le economie locali. Tutto fumo e niente arrosto, come sbrigativamente sostengono Grillo e i Cobas, o una grande, anche se rischiosa, scommessa sul futuro del Paese, che passa emblematicamente per gli investimenti nella scuola e nella ricerca? L’unica risposta verrà dalla prova del nove, dal cambiamento effettivo e non solo annunciato. Se il governo sarà capace di dare una scossa reale nei tempi, nei modi e nei fatti, allora è possibile che il Paese si rimetta in piedi, altrimenti avremo divorato forse l’ultima occasione. Il cambiamento anche della scuola non è un’opzione possibile, ma… una (magnifica) condanna. |