Faraone (PD), contrario alle 24 ore di lezione frontale: “Chi lo propone non sa di cosa parla”. Merito, II ciclo TFA (“Non rifaremo l’errore della Gelmini”), sentenza europea sui precari, pensioni. Orizzonte scuola 3.3.2014 di Eleonora Fortunato - Le ragionevoli intenzioni del governo Renzi secondo il responsabile Scuola del PD: Priorità alla carriera dei docenti, definita in base a anzianità e merito, alla stabilizzazione dei precari, con un occhio di riguardo a chi ha passato il TFA e a chi si abiliterà col secondo ciclo, e all’edilizia scolastica. Ma no deciso all’ipotesi di innalzamento delle ore di lezione a 24 ore a parità di retribuzione. Se li spaventa la sentenza europea sui precari? “Vedremo se e quando ci sarà”. Non vuole fasciarsi la testa Davide Faraone, responsabile Scuola e Welfare del Partito Democratico, e interviene nuovamente su Orizzonte Scuola a illustrare certi passaggi già anticipati da Repubblica. Così risponde ad alcune domande, ma lascia aperte tante risposte. Parecchi studi, anche recentissimi, fanno rilevare che un docente italiano a fine carriera guadagna comunque molto meno rispetto a un collega inglese, francese o tedesco, quindi i salari italiani necessitano di essere rivisti, fosse anche solo per un adeguamento al costo della vita. Eppure tanto nelle indiscrezioni sul documento del PD che sono trapelate da Repubblica quanto nelle prime esternazioni del ministro Giannini non una parola sul rinnovo del contratto, mentre ci si è concentrati sul merito come criterio che dovrebbe sostituire l’anzianità negli aumenti salariali. Ma il merito non andrebbe riconosciuto e premiato in aggiunta agli scatti e non in sostituzione a essi?
“Tutte le questioni da
lei citate andranno affrontate in sede contrattuale. Il nostro
compito è aiutare il governo ad arrivare a quel tavolo con idee
precise e praticabili. I docenti italiani vogliono vedere fatti, non
annunci più o meno estemporanei. Il Pd sta avviando una riflessione
che riguarda tutti gli aspetti del comparto scuola. La nostra idea è
che insegnanti più rispettati, più motivati e più preparati debbano
essere la priorità delle azioni del governo italiano. Abbiamo
iniziato la campagna di ascolto che Renzi aveva messo al centro
delle primarie e ci confronteremo con tutti ma a partire da questa
idea precisa. Il Presidente del Consiglio Renzi ha citato l’edilizia scolastica come una delle sue priorità: ci saranno subito degli interventi significativi in materia? “Nei giorni scorsi abbiamo reso nota la nostra proposta di aprire subito 5000 cantieri per la buona scuola, perché sono già pronti circa 1,2 miliardi di euro. Il governo già al suo primo insediamento ha dimostrato come le parole siano seguite dai fatti, con la proroga del bando per l’assegnazione dei fondi per l’intervento sull’edilizia scolastica per 150 milioni che stavano tornando indietro allo Stato non utilizzati. Inoltre, con lo sblocco del patto di stabilità interno, si arriveranno a stanziare non meno di 4 miliardi. Intervenire sul patrimonio immobiliare scolastico non è solo necessario per garantire sicurezza ai nove milioni di persone che ogni mattina entrano nelle scuole, ma anche per ripensare a come deve essere costruita una scuola, con quali criteri, legati a quale didattica. Non dimentichiamo, infine, che gli interventi di edilizia avrebbero enormi benefici sull'economia". Avere scelto un esponente di Scelta Civica per il ministero dell’Istruzione significa, come paventa la maggior parte dei docenti, che si tornerà a parlare di orario di lezione frontale a 24 ore senza aumento di retribuzione? “Il Pd è contrario. Chi lo propone non sa di cosa parla. Anche noi pensiamo che su base volontaria si possa lavorare per la scuola per un tempo maggiore, ma certamente non per fare più ore di lezione frontale e non a parità di salario. Anche questa è materia contrattuale e vanno evitati gli errori di Profumo. Pensare di discutere di una questione così importante prendendola dal capo della produttività è il modo migliore per mettere in difficoltà le forze politiche, le associazioni professionali e i docenti più attenti all’esigenza di innovare profondamente il modo di fare scuola. Porre in questi termini la questione è il modo migliore per mettere la parola fine a qualsiasi ragionamento su una possibile riforma della professionalità docente. Il fine non è il carico di lavoro, che può essere conseguenza di un modo diverso di intendere la professione nel suo complesso. Formazione in servizio obbligatoria, valutazione, possibilità di differenziare ruoli e funzioni, carriera. E su tutto la riorganizzazione del modo di stare a scuola e in classe. I cambiamenti intervenuti nel modo di apprendere e nell’organizzazione della società impongono anche una presenza dei docenti non limitata alle sole ore di lezione? Sì, ma perché questo sia possibile, vanno ripensati non solo i carichi orari ma gli edifici stessi delle nostre scuole, la didattica, l'utilizzo delle tecnologie digitali, la validità della tradizionale scansione della giornata scolastica, la possibilità di rompere l'unità della classe ecc.”. Dovrebbe arrivare a breve il parere della Corte di Giustizia europea sulla stabilizzazione dei docenti con più di 36 mesi di servizio su posti vacanti: in caso di un pronunciamento favorevole ai lavoratori, si rimetteranno in moto i tribunali italiani e i giudici del lavoro dovranno interpretare le direttive comunitarie o con la stabilizzazione o con lauti risarcimenti. L’esecutivo si orienterebbe allora sanare gli abusi con un intervento legislativo? Un’azione del genere vi aiuterebbe a svuotare in fretta le graduatorie, proprio come auspicate… “Vedremo la sentenza se e quando ci sarà. Però mi lasci precisare una cosa, anzi due. Primo. Il nostro auspicio è duplice: non vogliamo solo “svuotare in fretta le graduatorie” ma anche consentire ai più giovani di insegnare. A chi ha passato il TFA, a chi lo passerà non appena sarà attivato il secondo ciclo, a chi si laureerà nei prossimi anni… Dobbiamo garantire una soluzione che contemperi le esigenze di tutti i giovani che desiderano insegnare. Perché il giusto mix generazionale non è solo un modo per ristabilire equità generazionale, ma anche il modo per portare nella scuola competenze complementari a quelle che già esistono. Secondo. Per favore evitiamo di creare i presupposti per nuove sentenze, nuovi ricorsi, nuove sanatorie. Salvo casi particolarissimi, nessun non abilitato dovrà più insegnare; i concorsi dovranno essere ogni due o tre anni e coprire quasi tutti i posti disponibili: mai più una mole così immensa di posti cosiddetti vacanti, ma che vacanti non sono. Nel frattempo andrà gestita la transizione, ma ci arriveremo. Lo dobbiamo ai precari, lo dobbiamo ai bambini e ai ragazzi, che non meritano una scuola impossibilitata a progettare il proprio futuro”. Sulla formazione iniziale degli insegnanti avete intenzione di continuare il lavoro dell’ex ministro Carrozza sull’avvio del secondo ciclo TFA? “Ne discuteremo con il Ministro Giannini. Oggi, però, è quella l’unica strada per un giovane che vuole insegnare. Chiudergliela senza aver prima predisposto un’alternativa a mio avviso sarebbe ripetere il tragico errore già fatto dalla Gelmini quando chiuse le SSIS, lasciando un vuoto di anni”. Qual è la vostra proposta per modificare il TFA? “Il tirocinio deve essere sempre più un tirocinio con un ruolo prevalente delle scuole polo e dei docenti tutor dei tirocinanti, superando quindi la gestione mista scuola università, che oggi è spesso soprattutto delle università. Per fare questo è necessario istituire una laurea specialistica ad hoc per chi vuole insegnare, che assegni alle università il ruolo che è loro proprio. Il modello da cui partire è quanto già avviene con Scienze della Formazione Primaria, adattandolo ovviamente alle esigenze della formazione secondaria. Con particolare attenzione a chi dovrà insegnare le materie tecniche, che è bene abbiano una professionalità propria, connessa con il mondo del lavoro”. Per quanto riguarda i neoabilitati ricorsi in tribunale per l’accesso alle Graduatorie a Esaurimento, in caso dovesse esserci un parere favorevole da parte dei giudici, il Governo interverrà tempestivamente per la riapertura? “Il PD è contrario alla riapertura delle GAE. Naturalmente se ci sarà una sentenza definitiva in tal senso, non si potrà che darle seguito. Io spero, però, che la si finisca di far decidere ai tribunali chi deve insegnare ai nostri figli… Troppo disordine, troppo caos, troppi casi speciali, messi ad arte in guerra tra loro: noi vogliamo semplificare, fare ordine per dare a tutti pari diritti, anche a chi è svantaggiato solo perché è nato dopo. Vanno evitati gli errori del passato: basta stratificazione di norme. Va cambiata radicalmente la modalità di formazione e selezione dei docenti, inserita in una visione complessiva di come deve cambiare la scuola italiana. La discuteremo con tutti, ma una volta decisa una strada, adegueremo la transizione all’obiettivo finale. A proposito di transizione. Troppe volte in passato si è considerata la transizione solo come un modo nuovo per non decidere, per non scontentare nessuna delle parti in causa. Dimenticando così la parte in causa che nessuno difende, la più importante di tutte: gli studenti. I nostri figli, che hanno diritto ad una scuola diversa. Più equa, più attenta ai meriti e ai bisogni di ciascuno, che prepari meglio al mondo del lavoro o alla ricerca universitaria”. E’ stato anticipato che l’esecutivo di Renzi farà di tutto per porre fine al precariato innanzitutto agevolando il turn-over, cosa che non si può fare senza prima rivedere i passaggi della Legge Fornero che non tengono conto della specificità del lavoro degli insegnanti. Farete subito un decreto? I quasi quattromila docenti di Quota 96 possono tirare un sospiro di sollievo? Quanto dovranno aspettare? “Il Pd non decide da solo. Per rendere la transizione la più breve possibile e cogliere l’occasione rappresentata dal gran numero di pensionamenti previsti a partire dal 2017, abbiamo proposto alla maggioranza e proporremo a tutto il Parlamento di agire su due fronti, quello in “uscita”, ma anche quello in “entrata”: vogliamo intervenire sulla legge Fornero, consentendo a quei docenti di andare in pensione, ma soprattutto finanziare la norma che prevede un organico dell’autonomia (art. 50 DL 5/2012). I benefici per le scuole e in termini di incremento dell’organico sarebbero così duraturi nel tempo e non una tantum. Stiamo verificando con i ministri competenti le coperture finanziarie necessarie”. Che cosa pensa, invece, della proposta della Gilda, rilanciata proprio in questi giorni su Orizzonte Scuola, di consentire un’uscita soft dalla scuola permettendo ai docenti anziani di sommare metà pensione e part-time? “Già lo scorso anno, quando la Gilda lanciò la proposta, il Pd si era detto favorevole a valutare, conti alla mano, la fattibilità di una richiesta che nasce dall'esigenza di favorire il ricambio generazionale, ma sappiamo che si tratterebbe, ancora volta, di intervenire sul sintomo senza curare la causa, mentre la scuola italiana ha bisogno di un nuovo sistema di reclutamento scolastico”. |