La crisi del contributo ‘volontario’
delle famiglie. Alternative?

 TuttoscuolaNews, n. 626 17.3.2014

A causa del pesante taglio delle risorse finanziarie a disposizione - hanno fatto presente i presidenti dei consigli di istituto emiliani nella lettera aperta inviata al premier Renzi - le scuole sono costrette a ricorrere in modo sempre più crescente ai contributi delle famiglie e cercando, ove possibile, di reperire risorse esterne aggiuntive. Il privato che si sostituisce al finanziamento pubblico.

Ai contributi in materiale da anni forniti dai genitori, si aggiungono, e sono indispensabili, anche contributi in denaro, aggiungono gli autori della lettera a Renzi che ricordano come da rilevazione nella provincia di Bologna pressoché tutti gli istituti sono costretti a richiederli e per gli istituti superiori costituiscono la principale fonte di finanziamento.

Se mancano i fondi statali per il funzionamento, dunque, sono le famiglie a sopperire con contributi che, come si sa, non sono obbligatori, anche se detraibili nella dichiarazione dei redditi.

La presa di posizione dei presidenti di istituto emiliani ha anche una ragione contingente, derivante dal fatto che localmente sembra sia in atto una campagna di dissuasione nei confronti delle famiglie per non sottostare al pagamento del contributo non obbligatorio.

L’anno scorso una nota del capo dipartimento del Miur aveva ricordato il carattere facoltativo del contributo, diffidando i dirigenti scolastici dall’imporre il versamento a carico delle famiglie, ma ne aveva al contempo sottolineato l’importanza per la vita della scuola. Proprio quella nota, ora, viene richiamata da parte di esponenti politici locali per ricordare alle famiglie il non obbligo del versamento.

Come uscirne? A parte l’ovvia soluzione di finanziare adeguatamente le istituzioni scolastiche (di questi tempi non sembra un’operazione immediatamente possibile e facile), si fanno strada vie d’uscita straordinarie: rendere obbligatorio il contributo eventualmente in base al reddito; includere le istituzioni scolastiche tra i soggetti che possono fruire del 5 per mille; oppure individuare nuovi modelli di finanziamento, attingendo a risorse di soggetti privati, che vadano oltre l’intervento delle famiglie. Una terza via che promuova alleanze efficaci ed intelligenti tra privato e pubblico  soprattutto quando il primo dà segni di responsabilità sociale ed ha il coraggio di fare progetti (esempio pilota il progetto Smart School, finanziato da Samsung). Con questa prospettiva occorre creare dentro il cambiamento del sistema educativo un contesto di coesione e di solidarietà sociale. Come dire: ad ognuno venga assegnata una parte.