IL CALENDARIO: 6-7MAGGIO seconde e quinte elementari;
13 MAGGIO seconde superiori, 19 giugno terze medie

Invalsi al via per 2 milioni di ragazzi

Cobas in piazza contro gli «indovinelli»,
a Milano chiusa per protesta la scuola elementare Morosini

di Antonella De Gregorio, Il Corriere della Sera scuola, 6.5.2014

Non è un test «da superare»; non discrimina; non promuove o boccia gli insegnanti; non ha i costi astronomici circolati alla vigilia. È tempo di Invalsi: le prove standardizzate per misurare i livelli di apprendimento e le competenze in italiano e matematica degli alunni di tutte le seconde e quinte elementari e del secondo anno delle superiori (2.285.000 studenti). Ed è tempo di polemiche: con i Cobas in piazza «contro l’insensato rito dei quiz indovinello» (a Roma è previsto anche un sit-in davanti al ministero dell’Istruzione sia martedì 6 maggio sia il 13); l’Anief che mette in guardia contro test usati «per etichettare le scuole e valutare gli insegnanti»; e gli studenti, che contestano lo strumento: «Per capire la scuola italiana - dice Alberto Irone, Portavoce della Rete Studenti Medi - non bastano i numeri, è necessario un confronto con chi vive la scuola». C’è anche chi ha deciso di passare dalle parole ai fatti, dalla protesta verbale al vero e proprio boicottaggio. È il caso della scuola elementare Morosini di Milano che oggi e domani resterà chiusa per impedire lo svolgimento delle prove di italiano e matematica per i bimbi di seconda e quinta.

La lettera

Ma questi test servono a misurare le performance dei ragazzi - ha scritto la presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello, in una lettera aperta agli insegnanti, pensata per arginare le critiche. «Non danno conto solo dei risultati e non servono ad “appiccicare bollini” alle scuole», assicura Roberto Ricci, responsabile dell’istituto che dal 2007 concepisce e prepara i test. «Le diverse variabili che possono pesare sui risultati (ambiente familiare, condizioni socio-economiche, territorio) contano, sì, ma non per “discriminare”. Piuttosto - continua - per mettere in relazione l’esito con il contesto sociale degli alunni e della scuola». E i costi? «Si è parlato di 80 milioni, di cifre assurde: il bilancio complessivo dell’istituto non arriva a 10 milioni di euro, comprendendo luce, gas e personale». Valore dell’operazione, insomma («tutti dati pubblici», chiarisce Ricci), un po’ sotto i 4 milioni.

La cultura della valutazione

Ma intanto, oltre alla campagna per comunicare finalità e obiettivi della valutazione nazionale (la prossima settimana Ricci risponderà in diretta a dubbi e polemiche in videochat sul sito Invalsi), sono partiti i test. «Che servono a costruire dei parametri del reale funzionamento della scuola italiana, dare alle singole scuole un punto di riferimento esterno e verificato», spiega la presidente Ajello. Obiettivo finale, «far acquisire ai protagonisti dell’educazione la cultura della valutazione». Un traguardo che sembra ormai a portata di mano, visto che, come comunica il Miur, nel 2013 tutte le scuole hanno partecipato alla rilevazione e il 71% degli istituti ha utilizzato il Rapporto restituito a settembre dall’Invalsi con le analisi relative alle proprie classi (contro il 51% del 2012 e il 42% del 2011). Un numero in costante crescita: «Segno che le prove hanno superato, a quattro anni dalla loro introduzione a regime, gran parte delle iniziali diffidenze registrate nella comunità scolastica», conferma Ricci.

Verso la trasparenza?

Per giudicare il desiderio delle scuole di rendere pubblici i risultati - che vengono comunicati ai dirigenti scolastici in quanto rappresentanti legali degli istituti - bisognerà invece aspettare il mese di settembre: solo allora si potranno mettere a confronto i dati dell’edizione 2014 con quelli dell’anno precedente, quando solo una scuola su 10 decise di pubblicare sull’apposito spazio del Miur («Scuola in chiaro») l’analisi relativa alle proprie classi.

I test

Intanto eccoli, i test: 568mila studenti in seconda primaria, circa 561mila in quinta primaria, 594mila nelle terze delle medie e circa 562mila in seconda superiore. I primi saranno gli alunni delle elementari; gli ultimi - il 19 giugno - quelli che affronteranno l’esame di terza media. Le prove saranno strutturate in modo differente in base al livello scolastico a cui si riferiscono, direttamente collegate con le Indicazioni Nazionali (i programmi di studio) e andranno da un minimo di 20-25 domande per materia per la seconda primaria a un massimo di circa 50 domande, sempre per materia, per la seconda superiore. Anche i tempi previsti per lo svolgimento varieranno in funzione del livello scolastico. Dal 20 maggio verrà pubblicata sul sito Invalsi (www.invalsi.it) una Guida alla lettura «che illustrerà come ciascuna domanda a cui gli studenti hanno risposto sia direttamente collegata alle Indicazioni nazionali da poco aggiornate», spiega Ricci. Un primo rapporto sugli esiti delle prove, basato sui dati campionari, sarà disponibile già il prossimo 10 luglio.

Il computer e l’inglese

E per il futuro? Si sta lavorando alla somministrazione informatica delle prove che potrebbe sbarcare nelle scuole già nel 2015 in forma sperimentale. Da oltre un anno, poi, l’Istituto sta sperimentando modelli alternativi di prove per il quinto anno della scuola superiore da proporre al Miur. Si lavora anche all’ampliamento degli ambiti disciplinari oggetto di misurazione (lingua inglese, scienze naturali) e per rendere direttamente comparabili gli esiti nazionali delle rilevazioni con quelli delle ricerche internazionali (Pisa, Timss, Pirls).