La Giannini sfida i sindacati

Il ministro, incalzata su graduatorie e scatti, ora rilancia. Risorse, poi si vede.
Il prossimo mese il contratto: valutazione, merito, premi

 ItaliaOggi 13.5.2014

Sarà la strategia renziana, sarà la campagna elettorale. Sta di fatto che il ministro Stefania Giannini sul contratto della scuola è decisa a non farsi dettare i tempi dai sindacati che, a fronte della marginalizzazione subita sulla riforma della pubblica amministrazione dal premier Matteo Renzi, rivendicano maggiore coinvolgimento.

Il ministro, incalzata proprio in questi giorni dalle sigle sindacali sulle graduatorie dei docenti e sul recupero degli scatti, che hanno fatto registrare ritardi, incertezze e una certa confusione, anche informatica, da parte dell'amministrazione, è andata all'attacco annunciando che a breve, già il prossimo mese, potrebbe essere presentata al consiglio dei ministri la proposta contrattuale. Una «rivisitazione del contratto degli insegnanti», all'insegna di tre parole d'ordine «valutazione, merito e premialità».

Un capitolo sul quale, tra l'altro, è al lavoro il primo cantiere per le riforme aperto la scorsa settimana al ministero, i cui tempi però sono più lunghi, tre mesi. Negli ambienti ministeriali si parla di un progetto che, pur se non ancora definito nei particolari, è più avanti di una semplice idea. Una riforma della scuola che, attraverso la via del contratto, e non di una legge, riveda l'impianto della professione docente sarebbe un bel colpo per (ri)affermare la portata «di rottura» dell'azione del governo. Si tratterebbe infatti di mettere in campo una delle riforme che da tempo chiedono dall'Unione Europea e dalla stessa scuola, per evitare l'appiattimento anche economico a cui soprattutto gli insegnanti, categoria affatto impiegatizia per natura e missione, è contrattualmente ad oggi relegata.

Resta sullo sfondo il problema di come dare alla diversa articolazione professionale un equivalente corrispettivo economico. Certamente fino a fine anno non potranno esserci stanziamenti. Sarà la legge di stabilità a scoprire le carte per il 2015. E a confermare o meno quanto previsto nel Def, il documento economico finanziario che fino al 2019 prevede, «a legislazione vigente», retribuzioni congelate per i dipendenti pubblici, ad esclusione dell'indennità di vacanza contrattuale. Nessuno però vieta di avviare intanto la trattativa sul fronte normativo, è il ragionamento a viale Trastevere, per definire l'impalcatura della professione secondo i pilastri di«valutazione merito e premi» su cui la Giannini ha più volte insistito. Le risorse, e la loro decorrenza, possono essere definite in un secondo momento. Una scelta che servirebbe tra l'altro a dare rilievo alle questioni di merito liberando il terreno di confronto dalla mina economica.