L’OBBLIGO DELLA SCUOLA / IL DIBATTITO DEGLI SCRITTORI

Le vostre proposte per la scuola / 4

Basta concorsoni: chiamata diretta dei prof da parte delle scuole. Gli alunni si spostino di classe a seconda delle materie. E i genitori eleggano il consiglio d’amministrazione dell’istituto

 Il Corriere della Sera scuola, 2.5.2014

Allungare le elementari, eliminare le medie, accorciare le superiori

Eliminare le medie , allungare di un anno le elementari, un anno dedicato all’orientamento con prove in diverse materie caratterizzanti i futuri indirizzi di studio, anticipare di un anno le superiori e farle terminare un anno prima.

Flavia Rubino


Un anno in più di medie, uno in meno di superiori / 1

La mia proposta è quella di aumentare di un anno il corso di studi delle medie, attualmente di tre anni, e conseguentemente ridurre a quattro anni il ciclo del liceo. Ciò consentirebbe ai docenti delle scuole secondarie di portare a termine un percorso di crescita sia fisica sia intellettuale dei ragazzi che, con diversità, a volte non indifferenti, attraversano un periodo di vita fondamentale per la loro formazione. Il quarto anno delle medie serve proprio a raccogliere i frutti seminati nell’arco dei tre anni precedenti, garantendo il raggiungimento della maturità necessaria per affrontare il liceo. Diventerebbe un ciclo scolastico, non più di passaggio, come oggi è considerato, bensì con una sua identità e una sua precisa e individuata funzione che sarà quella di presidiare la fragilissima fase dalla preadolescenza all’adolescenza: in quattro anni si può presumere che tutti gli alunni-bambini diventino alunni-ragazzi, e che alla fine del percorso abbiano la consapevolezza di possedere gli strumenti utili per passare alle scuole superiori. Inoltre - e questo è non di poco conto - significherebbe regalare un anno in più di istruzione obbligatoria a coloro che purtroppo, per le ragioni che conosciamo, non potranno continuare gli studi.

Caterina Scaccianoce


Un anno in più di medie, uno in meno di superiori /2

Abolizione del quinto anno di liceo come all’estero e creazione di un anno di collegamento efficace tra scuole medie inferiori e scuole superiori

Maria Marchitto


Le maestre delle elementari che insegnano l’inglese senza saperlo

Insegno da qualche anno inglese in una scuola primaria e mi sento come un dinosauro in via di estinzione... perché? Perché da qualche anno i laureati come me in lingue straniere che vorrebbero insegnare in quest’ordine di scuola sono stati rimpiazzati dalle maestre di classe che, oltre ad essere state abilitate a insegnare motoria, religione, ora insegnano inglese pur non sapendolo parlare. La seconda lingua dovrebbe essere insegnata a partire dall’asilo nido quotidianamente per poi «diminuire» man mano che si avanza e non esattamente il contrario ( spesso i ragazzi conoscono la letteratura inglese ma non sanno chiedere un bicchiere d’acqua!). Condivido con molti di voi che la priorità sia ridare agli insegnanti la giusta considerazione sociale ma penso anche che sia necessario meritarsela, mi spiego meglio : ho conosciuto come alunna a conosco come insegnante, professori che non sono adeguati a fare il loro mestiere. Oltre a non saper insegnare, cosa gravissima, avevano come unico scopo quello di umiliare e mettere in difficoltà gli alunni. Controlli? Test attitudinali? Moduli anonimi agli alunni per sapere come si comporta un insegnante? Mai nessuno entra in quelle classi una volta che la porta si chiude. Quando in un quartiere o in un paese ci sono dei bravi insegnanti tutti, genitori e alunni, gli portano il dovuto rispetto che la categoria si merita ma se questo non avviene, mi dispiace, molte volte è perché manca qualche cosa... insegnare non è da tutti! Vanno benissimo i corsi di aggiornamento ma vogliamo fare degli esami e dei test a gli insegnanti di ruolo? Vogliamo aprire le classi durante le lezioni e fare qualche domanda? Imbarazzante? Non penso, potrebbe essere molto stimolante! L’insegnamento non dev’essere un lavoro «parcheggio»! Io spero un giorno di poter rispondere alla domanda «che lavoro fai?» ed essere orgogliosa di dire «l’insegnante!!!». Buona scuola a tutti

Francesca Bolzani


Basta concorsoni. Solo chiamate dirette dei prof da parte delle scuole

Buongiorno. La scuola non è solo «strutture» di cemento e mattoni che comunque hanno bisogno di manutenzione. E’ soprattutto offerta formativa. E per formazione non voglio intendere solo dati da inserire nei cervelli, ma metodo per aiutare a imparare a vivere. Ma per fare ciò ci vogliono «insegnanti», cioè persone che lasciano segni, che diano un senso. E queste purtroppo nella stragrande maggioranza non ci sono. Per questo la mia proposta è di riformare il metodo di assunzione. Non più concorsi né per i docenti né per i dirigenti. Ma persone scelte dai singoli istituti non solo per competenze ma anche per ciò che hanno da trasmettere. Basta con i concorsoni che permettono di inserire in graduatorie persone con grossi problemi di relazione umana e senza un briciolo di colloquio psicologico. Chiaramente estenderei questo principio ad altre attività importantissime come i magistrati, medici ecc. Non bastano le competenze sulle informazioni. Ci vuole anche l’attitudine, il trasporto, l’energia, la passione nell’intraprendere determinate professioni. E quella dell’insegnante è forse la più importante. Lasciarla al caso non mi sembra la via migliore.

Antonio Stecca


Inglese alle elementari con esame finale

Una sola cosa: inglese come seconda lingua dalle elementari.Fatto bene con esamino a fine anno

Antonino Arcidiacono


Basta con un’unica classe di riferimento: gli alunni si spostino da una classe all’altra a seconda delle materie

Insegno da 9 anni nelle scuole medie, ho lavorato come guida incontrando classi di ogni ordine e grado. La prima cosa che mi viene in mente è che siano gli alunni a recarsi nelle aule di scienze, artistica, tecnologia, musica, come si fa nei paesi anglosassoni. Queste aule sarebbero anche gli uffici dei vari docenti dove si potrebbero incontrare i genitori e qualsiasi alunno facesse richiesta di ulteriori spiegazioni. In questo momento non è possibile, perché si pensa che questo porti dei favoritismi ma mi chiedo: perché in università potevo disturbare un professore per spiegazioni ulteriori e questo mica mi regalava il 30, anzi mi faceva sudare anche un 24? In secondo luogo toglierei alcune materie: a titolo d’esempio artistica e tecnologia potrebbero essere accorpate e i colleghi «rimasti a spasso» essere formati a spese dello stato per diventare tecnici informatici che invece di fare lezione si occupino a tempo pieno della gestione software e hardware di un istituto; così come i docenti di musica dovrebbero poter insegnare a gruppi più selezionati, che davvero desiderassero una istruzione in tal senso. In modo soft, si potrebbe pensare ad una scuola media che già si specializzi: ammettiamo di avere 3 sezioni, una potrebbe avere un taglio umanistico, una più scientifico, la terza più legata alle arti. In questo modo ciascun «corso» potrebbe attivare le varie attività curricolari ed extracurricolari tagliate proprio su misura degli studenti. Ma la riforma più importante dovrebbe essere che qualsiasi siano gli impegni richiesti a docenti e scuola, questi non siano lasciati a fare di necessità virtù con quattro soldi. La vera riforma dovrebbe rendere centrale l’educazione e mettere la scuola al centro della vita sociale italiana, reintroducendo anche l’esame di licenza elementare, per dare ai ragazzi un primo assaggio di prova con uno scopo ben preciso.

Ferdinando Moretti Foggia




E se i genitori eleggessero il Cda della scuola?

Ho letto con interesse l’articolo di Silvia Ballestra pubblicato su Letture del 27 aprile, a proposito della presenza dei genitori nella scuola. Mi hanno colpito in particolare le frasi a chiusura dell’articolo in cui si auspica una presenza dei genitori che non si limiti a «tappare i buchi» creati dall’inefficienza della politica e dell’amministrazione. I genitori devono pretendere «che dirigenti scolastici, ministero e governi vari ritornino a fare il loro dovere in termini di spesa ed investimenti». È anche interessante l’osservazione che riguarda l’incidenza dell’interesse dei genitori per la scuola, che cala drasticamente dalle elementari in poi, cioè proprio quando il rapporto educativo diventa più necessario e impegnativo. Questo calo è segno di una difficoltà ad assumersi il proprio indispensabile compito educativo, un compito che, d’altra parte, la società chiede che venga svolto con successo poiché è pronta a imputare proprio ai genitori le conseguenze di un’educazione inadeguata, quando nei ragazzi se ne vedono le conseguenze. Basta a questo proposito scorrere con attenzione la cronaca che ci parla di bullismo, di sesso a pagamento nelle scuole, di suicidi di adolescenti ecc. Per far fronte a questa emergenza educativa, non bastano i soldi per comprare il cavo della LIM, pure indispensabile, occorre mettersi in grado di affrontare decisamente da un lato le carenze didattiche ed educative della scuola e dall’altro ridare responsabilità ai genitori, cui spetta il diritto ed il dovere di mantenere, istruire ed educare i figli (art. 30 della Costituzione). Realisticamente, per ottenere questi risultati, occorre cambiare il sistema di governo della scuola. L’attuale scuola di statale deve trasformarsi in scuola statale autonoma. Ogni scuola deve poter disporre direttamente di tutto ciò che le serve per poter svolgere il suo compito (edifici, attrezzature e personale) secondo la proposta avanzata da Andrea Ichino e Guido Tabellini nel loro libro «Liberiamo la scuola». Deve inoltre rispondere in ultima istanza ai genitori cui spettano i diritti e i doveri di cui parla l’art. 30 della costituzione. Come? Ogni scuola sia governata da un Consiglio di Amministrazione eletto dai genitori (ma non formato da genitori) cui spettino, nell’ambito delle norme generali fissate dallo Stato e sotto il suo controllo, tutte le decisioni. In questo modo i genitori, analogamente ai cittadini di un Comune, avrebbero, attraverso i loro delegati, voce in capitolo sulla scuola dei loro figli e, attraverso il dibattito elettorale avrebbero la possibilità di maturare e condividere l’impostazione educativa e didattica della scuola instaurando così un rapporto di collaborazione e non di contrapposizione col corpo docente. Chi fosse interessato ad approfondire la conoscenza della proposta che ho accennato nelle sue linee essenziali può consultare il sito: www.cambiamolascuola.org.

Franco Biasoni