La riforma delle superiori Tuttoscuola, 19.3.2014 L’anno prossimo la riforma delle superiori, arrivata al quinto anno, andrà a regime, ma si possono esprimere fin d’ora le prime considerazioni sulla tenuta del nuovo sistema e sulla riuscita dell’innovazione, almeno per quanto riguarda il coinvolgimento e la partecipazione degli studenti. Non intendiamo riferirci a valutazioni che i diretti interessati possono avere espresso in merito, quanto ai livelli di presenza/abbandono dei ragazzi. Una scuola diversa con linee guida modificate, con nuove indicazioni nazionali, nuova organizzazione e rinnovati contenuti delle discipline ha conseguito l’obiettivo primario di ottenere il consenso ampio dell’utenza, di suscitare nuove passioni e nuovi stimoli conoscitivi, e di attrarre i giovani? Oppure tutto è rimasto come prima? Fino al 2009-10, ultimo anno scolastico del vecchio ordinamento delle superiori, dopo il biennio iniziale, per diversi anni negli istituti statali si era registrata una dispersione media che oscillava tra il 16,6% e il 15,2%, corrispondenti a circa 100/90mila ragazzi che, finito l’obbligo, lasciavano. Nel 2012-13, dopo il primo biennio della nuova secondaria superiore, al terzo anno si è registrato un tasso di abbandono del 15,5% (92.720 alunni in meno). Come prima della riforma. E quest’anno? La situazione è migliorata di poco, scendendo per la prima volta sotto il 15% (14,8% e 90.866 ragazzi che hanno abbandonato). I ragazzi iscritti al 1° anno nel 2011-12 erano stati 614.302; quest’anno in terza, dopo il biennio obbligatorio, ne sono rimasti 523.436: hanno abbandonato, appunto, in 90.886. Per il momento non si può certamente pensare che con la riforma vi sia stata una svolta, una inversione di marcia, almeno dal punto di vista di trattenere a scuola le fasce più deboli della popolazione scolastica. Andrà meglio quando il nuovo sistema si sarà assestato? O servono altre misure di innovazione e di accompagnamento (se ne parla nel dossier di Tuttoscuola sulla dispersione in corso di pubblicazione)? |