"Ai docenti 2.000 euro"

Intervista a Stefania Giannini
ministro dell'Istruzione

 scrive di scuola su Metro. È scrittore e insegnante alle superiori. Per il nostro giornale ha incontrato Stefania Giannini. È la prima volta che un docente “interroga” un ministro dell'Istruzione....

di Tony Saccucci, Metro News 12.5.2014

Ministro, io di mestiere faccio l'insegnante…

…ah…

 

Lo faccio perché credo nel ruolo politico della scuola.

Un'assunzione molto forte, ma in parte la condivido.

 

Lei fa la politica di professione. Io intendo politica nel senso greco del termine, sottolineo il ruolo politico della cultura.

Io, come diceva Croce, faccio la politica dei non politici.

 

Parlare di politica significa parlare del futuro. E visto che sulla formazione dei docenti si gioca il futuro dell'Italia, in che modo ha intenzione di intervenire?

Partiamo da un dato oggettivo: l'Italia è uno dei pochi Paesi del mondo avanzato che non ha un'obbligatoria formazione e aggiornamento per gli insegnanti. Una volta in ruolo sono soggetti all'usura delle conoscenze, come tutti coloro che hanno una preparazione finalizzata a un lavoro intellettuale. Senza formazione e aggiornamento scolleghi il mondo della produzione del pensiero da quello della trasmissione del pensiero (perché questa è la funzione dell'insegnante), lasci la scuola nella sua complessità ad un mero ruolo di…

 

…intrattenimento?

Intrattenimento è una parola che è venuta in mente anche a me, non l'avrei detta forse… Comunque, la formazione e l'aggiornamento degli insegnanti non possono essere lasciati ad una dimensione volontaristica. Lo spazio dedicato ai due percorsi deve essere necessario e sistematico, non occasionale e volontaristico.
 

Quindi, obbligatorietà per contratto?

Sì. C'è uno staff molto qualificato che si sta occupando di come gestire la formazione. Io immagino che ci debba essere un aggiornamento e una formazione modulare. Intendo che ci sono magari delle discipline che hanno determinate necessità e alcune fasi della carriera di un insegnante che possono essere più necessariamente soggette all'intensità dell'aggiornamento.

 

Sarebbe favorevole all'anno sabbatico?

Se il sabbatico è quello che deve essere, certo.

 

Per un aggiornamento serio penso si debba parlare, almeno, di 5 o 6 ore al mese: un obbligo in più per gli insegnanti a parità di stipendio.

Non sarebbe a parità di stipendio, perché la premialità andrebbe collegata anche alla formazione e all'aggiornamento.

 

Formazione, valutazione e premialità. In che modo intende veramente valutare i docenti?

Ad oggi noi abbiamo la modalità Invalsi, un test di misurazione delle competenze acquisite dagli studenti.

 

Ministro, l'Invalsi, al limite valuta la scuola, non il singolo insegnante. Se faccio male il mio lavoro in un'ottima scuola avrò comunque risultati migliori rispetto al farlo benissimo in una pessima scuola. Almeno nel breve periodo.  

Ma l'Invalsi fornisce solo lo stato di salute della scuola, una valutazione oggettiva. I presidi che governano il processo intero devono avere una responsabilità diretta e dovranno andare a disaggregare i dati complessivi. E loro stessi dovranno essere sottoposti a valutazione.

 

Un preside, dunque, dovrà avere la possibilità di licenziare chi abbassa il livello della scuola...

Non ho paura di parlare di licenziamento ma lo vedo come un provvedimento ultimo. Licenziare significa togliere la possibilità di migliorare. Invece, il preside deve essere un po' come un allenatore: prende atto dei risultati e cerca il modo per migliorare. Se l'insegnante di italiano, per esempio, è andato male, invece di fare il corso di aggiornamento di 3 ore lo farà di 5. Oppure, se un altro insegnante ha dimostrato che ha scarsa empatia perché gli studenti lamentano questo, bisognerà intervenire su quel lato.

 

Sarebbe d'accordo a far valutare i docenti anche dagli studenti?

Potrebbe essere una modalità di valutazione. L'importante è incrociare le varie modalità possibili. Abbiamo già parlato di tre possibilità da incrociare: Invalsi, presidi e studenti. Preciso che per gli studenti forse dobbiamo parlare degli ultimi tre anni delle superiori. Perché altrimenti diventa una cosa rischiosa. Nella mia esperienza di professore e di  rettore poche volte gli studenti si sono sbagliati nel giudizio.  

 

Una domanda sull'Europa: sa quanto guadagna un insegnante, che so, in Francia?

Credo sui 2.800 euro e lavora più che in Italia.

 

Credo meno di 2.800, ma per 18 ore di lezione frontale a settimana, come in Italia. E per tre settimane in meno all'anno. Sa quanto guadagna un docente di liceo in Italia?

Intorno ai 1.400 euro.

Giusto.

Questa è una vergogna. Così come per i ricercatori che arrivano a 1.600.

 

E per questa vergogna, quanto è disposta a puntare i piedi per raddoppiare lo stipendio ai futuri formatori degli italiani?
Raddoppiare mi sembra eccessivo. Ma arrivare almeno alla soglia dignitosa dei 2000 euro mensili credo sia il minimo.