Scuola, Censis: “342mila alunni esposti ad amianto. Edifici pericolosi e fatiscenti” L'indagine condotta fra 2.600 presidi. Su oltre 41mila strutture, 24mila hanno impianti mal funzionanti o fuori norma, in 9mila gli "intonaci sono a pezzi", in oltre 7mila "tetti e coperture sono da rifare". E in duemila gli studenti sono a contatto con le fibre cancerogene. 600 progetti già partiti con il decreto "del Fare" di Letta, ancora lontana la realizzazione del piano da 3,5 miliardi annunciato da Renzi. La stima surreale del ministero delle Infrastrutture: "110 per mettere in sicurezza tutto" Il Fatto Quotidiano 31.5.2014 In Italia ci sono 2.000 scuole “che espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto“. Lo afferma il Censis, in una fotografia impietosa dell’edilizia scolastica italiana: intonaci che crollano, rubinetti che perdono, vetri rotti. Fino a seri problemi strutturali. Degli oltre 41.000 edifici scolastici statali, il Censis stima in 24.000 gli impianti (elettrici, idraulici, termici) che non funzionano, sono insufficienti o non sono a norma. Sono 9.000 le strutture con gli intonaci a pezzi. In 7.200 edifici occorrerebbe rifare tetti e coperture. Sono 3.600 le sedi che necessitano di interventi sulle strutture portanti (“tra queste mura 580.000 ragazzi trascorrono ogni giorno parecchie ore”). E, appunto, 2.000 le scuole “che espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto”. Secondo i 2.600 dirigenti scolastici consultati nell’ambito dell’indagine, messA a punto nell’ambito del quinto ‘Diario della transizione’, per il 36% degli edifici è prioritario avviare lavori di manutenzione straordinaria. Ma nella maggioranza dei casi (il 57%) l’esigenza è dare continuità agli interventi di manutenzione ordinaria. Più del 15% degli edifici è stato costruito prima del 1945, altrettanti datano tra il ’45 e il ’60, il 44% risale all’epoca 1961-1980, e solo un quarto degli stabili è stato costruito dopo il 1980. “Nonostante il patrimonio immobiliare scolastico sia vetusto, e benché si tratti generalmente di strutture che corrispondono a modelli oggi non più funzionali -rileva il Censis- anche quando sono state progettate dal principio come scuole e non ricavate da caserme o conventi, solo nel 7% dei casi si ritiene fondamentale la costruzione di un edificio più adeguato o il trasferimento della scuola in un’altra sede”. Di lavori se ne fanno pochi, e quando si fanno sono fatti male. Secondo le valutazioni dei dirigenti scolastici, che hanno considerato la qualità degli interventi realizzati in più di 10.000 edifici scolastici pubblici negli ultimi tre anni, sono più di un quarto le strutture in cui sono stati effettuati lavori ritenuti scadenti o inadeguati. Si tratta del 20,5% delle scuole in cui gli interventi hanno riguardato l’abbattimento delle barriere architettoniche, del 22,5% degli edifici in cui sono stati realizzati lavori di manutenzione ordinaria, del 32,8% delle opere di manutenzione straordinaria, del 33,7% delle strutture in cui sono state realizzate reti o introdotti servizi per la didattica digitale. Il Censis fa anche il punto dei più recenti interventi della politica. Nei suoi discorsi di insediamento alle Camere, l’attuale premier Matteo Renzi ha annunciato con grande enfasi un piano da 3,5 miliardi di euro per l’edilizia scolastica, ma al momento gli stanziamenti effettivi sono molto più ridotti. “La recente assegnazione del 95,7% dei 150 milioni di euro stanziati con il Decreto del fare (del governo Letta, ndr) per l’avvio immediato di 603 progetti di edilizia scolastica rappresenta sicuramente un cambio di passo rispetto alle lunghe e farraginose procedure degli anni passati”, riconosce l’isituto di ricerca. “Sulla base delle risorse stanziate e dei ritardi di spesa accumulati, alla fine del 2013 il Ministero delle infrastrutture stimava in 110 anni il tempo necessario per mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici italiani“. Gli interventi straordinari che via via sono stati programmati dopo il tragico crollo della scuola di San Giuliano per il terremoto del Molise ”hanno mobilitato poco meno di 2 miliardi di euro rispetto a un fabbisogno stimato di 13 miliardi. Notevoli i ritardi nell’attuazione”, sottolinea il Censis. “Dei 500 milioni di euro attivati con le delibere Cipe del 2004 e del 2006, a metà del 2013 ne erano stati utilizzati 143 milioni, relativi a 527 interventi sui 1.659 previsti. Per gli stanziamenti successivi, tutti i progetti sono ancora in attuazione o addirittura in fase di istruttoria”. Va meglio l’impiego dei fondi strutturali. Il Programma operativo 2007-2013 gestito dal Miur e relativo al Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale), attivo nelle regioni Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, “ha assegnato più di 220 milioni di euro a 541 scuole per interventi nell’ambito della sicurezza degli edifici, del risparmio energetico, per l’accessibilità delle strutture e le attività sportive”. Nel frattempo, conclude il Censis, è scattata l’«Operazione edilizia scolastica» dell’attuale governo, per censire le priorità d’intervento e le risorse necessarie, a cui per ora hanno aderito 4.400 Comuni. |