Giulio Cesare, il caso Mazzucco di Marina Boscaino, Il Fatto Quotidiano 2.5.2014 Micaela Ricciardi, dirigente del Liceo Classico Giulio Cesare, è intervenuta con equilibrio e fermezza, rispetto alla vicenda strumentale che ha coinvolto la scuola. È infatti apparsa sul sito una sua lunga e dettagliata comunicazione, nella quale illustra i motivi del proprio essere – inequivocabilmente – dalla parte delle docenti che sono state coinvolte la scorsa settimana in una storiaccia italiana. Con i tempi che corrono e con i dirigenti che ci sono in giro, non c’è che da batterle le mani. A Natale viene assegnata a due V ginnasio la lettura di ’Sei come sei’ di Mazzucco. Il compito si integra in un progetto biennale di incentivo alla lettura. Come di consueto, al ritorno dalle vacanze, i ragazzi, che avevano svolto la relazione del libro, sono stati coinvolti in una discussione guidata. Il libro (la storia d’amore di due uomini da cui, per inseminazione artificiale di utero in affitto, nasce una figlia, di cui il romanzo tratta la vita) contiene un passo in cui si descrive il rapporto orale tra due giovani calciatori. Il 28 aprile arriva la notizia che alcuni genitori – che avevano contattato l’Associazione Giuristi per la Vita e Pro Vita Onlus – hanno sporto querela alla Procura di Roma contro le insegnanti responsabili: corruzione di minori. Nella denuncia si sottolinea che «la divulgazione di materiale dichiaratamente osceno, non può non urtare la sensibilità dell’uomo medio, specie se si considera che tale divulgazione era diretta ad un pubblico composto da minorenni”. I querelanti ipotizzano che gli studenti sarebbero stati “obbligati a leggere il romanzo a forte impronta omosessualista».
Voltiamo pagina, senza insistere sui commenti piuttosto scontati; la
storia della cultura parla chiaro, l’idea di “corruzione della
mente” è stata sempre sottesa agli interventi censori. Quale, poi,
il concetto che questi genitori hanno dei propri figli? Non
individui critici, capaci di intendere e di volere, cui la scuola
sta offrendo la possibilità di approcciare temi reali e concreti
attraverso la letteratura; ma deboli e permeabili, acritici e
incapaci di esercitare pensiero autonomo. Infine: una ragionevole
dialettica con i genitori plausibilmente in disaccordo può svolgersi
all’interno della scuola, il luogo in cui chi ha responsabilità
dell’educazione dei ragazzi – famiglia e scuola – dibatte, si
confronta; non con la richiesta di intervento di Giuristi per la
Vita e simili, la cui vocazione controriformistica è esplicita. Curiosa, quindi, l’affermazione di Giannini: “Il romanzo di Melania Mazzucco ‘Sei come sei‘ non è stato letto in classe ma è stato consigliato agli studenti per una lettura privata all’interno di un corretto programma contro la discriminazione, in un percorso di approfondimento su tanti temi che riguardano la diversità: come l’omofobia, il rapporto con l’altro, il femminicidio. Ogni istituto ha una sua autonomia didattica, ma questo era un percorso scelto dai docenti e voluto dagli alunni”. Mila Spicola, dirigente del PD siciliano, poi, ha scritto sul suo blog un post intitolato “Genitori denunciateci tutti”, richiamando il rapporto tra educazione a scuola e libertà educativa delle famiglie, richiamando al principio della libertà di insegnamento. Come mai queste due signore, tanto giustamente indignate per l’attentato alla letteratura, sono state così acquiescenti nei confronti della soppressione del progetto Unar e di qualsiasi valido intervento contro la lotta all’omofobia? Nella funzione di ministro dell’Istruzione e di dirigente del partito di maggioranza, invece, la prima ha plaudito e autorizzato la censura del materiale antiomofobico. L’altra ha più o meno taciuto. Certo, la logica di partito e l’appartenenza al carro del grande manovratore che non può essere disturbato prevalgono davanti a tutto. Anche davanti all’emergenza socioculturale del bullismo omofobico, che tante vittime ha già creato. Nel caso Unar santa madre Chiesa ha detto no seccamente. E la posta in gioco è troppo più alta di qualche vita massacrata. Stigmatizzare la vicenda Giulio Cesare non costa nulla. Opporsi ai diktat delle eminenze e della cordata filorenziana – ma trasversale a tutta la compagine governativa – sulla libertà di scelta educativa, sul primato della famiglia e sulla parità della scuola privata è tutt’altra cosa. |