L’Italia e l’Europa/2. TuttoscuolaNews, n. 635 26.5.2014 Sempre che i venti euroscettici non diventino bufera, minando alla radice quel tanto di spirito unitario e di competitività positiva che tiene insieme i 27 Stati aderenti all’attuale Unione Europea, ci sono (almeno) tre temi di politica scolastica sui quali il nostro Paese dovrebbe intervenire con urgenza per non restare alla periferia dell’Europa più evoluta. Il primo è la durata della scuola prima dell’università: 13 anni sono comunque troppi da ogni punto di vista (costi, rapporto costi/benefici, età di accesso all’università). Andrebbero quindi incoraggiate e rapidamente estese tutte le sperimentazioni tese a far completare il percorso scolastico secondario a 18 anni, da quella già avviata (taglio di un anno a curricolo invariato) ad altre (quinto anno ‘ponte’, abbreviazione per merito, due bienni anziché monoennio più triennio ecc.), sfruttando al massimo le potenzialità dell’autonomia. Il terzo tema che penalizza la scuola italiana rispetto a quella di quasi tutti gli altri Paesi europei è la mancanza di una carriera professionale per i docenti. Faticosamente (quanto!) affrontato il problema della formazione iniziale lungo l’asse laurea abilitante (per la scuola primaria e dell’infanzia)-SSIS-TFA-PAS, restano irrisolte le questioni del reclutamento e della carriera. Anche qui ci vorrebbe coraggio: una volta assicurata e certificata la preparazione degli aspiranti docenti essi dovrebbero essere scelti dalle scuole negli elenchi degli abilitati, e non essere assegnati alle scuole da una anonima burocrazia che non conosce e non tiene in alcun conto le esigenze delle scuole. E poi la loro professionalità di partenza dovrebbe progressivamente arricchirsi e articolarsi (per chi lo desidera e si impegna) dando luogo a percorsi e figure professionali intermedie, con compensi legati agli incarichi e alle competenze, e solo in minima parte all’anzianità. Così avvi ene, con varianti locali, in quasi tutta l’Europa. L’Italia dovrà adeguarsi (dotandosi anche di un servizio di valutazione a pieno regime di attività, che è un presupposto). |