Roberto Reggi e il blitz zoppo delle 36 ore inviato da Vincenzo Pascuzzi, 11.7.2014
1) L’espressione ce-lo-chiede-l’Europa pare stia cedendo il passo a
un’altra: i-tempi-sono-maturi. Anche il nuovo slogan viene usato
come sostegno alle proprie tesi, funziona da passepartout, jolly,
asso pigliatutto, da lanciafiamme o bazooka contro le tesi altrui.
Viene qui usato nella nota di Tino Giardina, è stato usato da
Stefania Giannini nel panegirico sulla “scuola libera all'olandese” 2) Richiamarsi all’Europa nella vicenda delle 36 ore sarebbe controproducente. L’orario di lezione dei docenti italiani è già allineato alla media europea, anzi la supera e le retribuzioni sono ben al disotto. Giannini ha dichiarato che raddoppiare lo stipendio sarebbe eccessivo, ma 2.000 euro mensili possono essere una retribuzione equa. Il merito viene dopo, ma non va affidato ai presidi. 3) Non “svarione”, ma iniziativa mediatica: indiscrezioni fatte filtrare, poi negate, rettificate, sostanzialmente confermate. Miur e governo dicono che hanno il coltello dalla parte del manico (o così credono) e vogliono pilotare la vicenda contrattuale (chiamiamola ancora così). Al solito “chi mena pe’ pprimo mena du’ vorte”. Appare però una certa improntitudine governativa e ministeriale. L’ambito scolastico è complesso, occorrono tempi, risorse, consensi, partecipazione, non furbizie, blitz, sgambetti.
4) Reggi: "non ci sono i soldi e ce ne saranno pochi anche in
futuro. La scuola italiana costa 55 miliardi l'anno, bisogna
usare meglio quello che c'è". E Marco Campione, capo della
Segreteria di Reggi, ha dichiarato: “la scuola italiana è stata
sovra finanziata” fino al 2009. 5) Relazionare le 24 ore di Profumo con le 36 di Reggi, è come paragonare un investimento scampato da parte di un tir con quello incombente da parte di un treno! Le 36 ore pur con maggiore retribuzione sono un peggioramento. Il governo vuole risparmiare ancora, incurante del rapporto costi-benefici. 6) L’immagine impiegatizia è solo una rappresentazione impropria di altri. La massima parte dei docenti esplica attività professionale di qualità, nonostante tutto e malgrado le condizioni in cui è costretta ad operare: retribuzioni umilianti, burocrazia asfissiante, risorse e attrezzature carenti, ricorrenti riforme sempre epocali.
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