Miur, scuola, piano Giannini-Reggi,
Di fronte alle congetture del piano
Giannini-Reggi, di Gigi Rovelli, The Blasting News 7.7.2014 Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare e gli insegnanti e il personale Ata della scuola lo hanno imparato, spesso sulla propria pelle. Così, se da una parte la riforma della scuola, così come è stata annunciata dal sottosegretario del Miur, Roberto Reggi, ha indispettito non poco tutto l'ambiente scolastico, dall'altra non fa altro che riproporre alcune riflessioni già fatte in passato in merito ai disegni di legge dei precedenti esecutivi.
L'elemento essenziale che mancava prima e che manca,
a maggior ragione, nel 2014 è sempre e solo uno: i
soldi. L'intervista di Reggi ha choccato un pò tutti, dai docenti delle scuole primarie e d'infanzia fino ai bidelli ma, a bocce ferme, si capisce come sia utopistico pensare di poter realizzare il contenuto del piano Giannini così come è stato concepito, soprattutto senza disponibilità economiche. Innanzitutto, gli insegnanti ritengono che l'idea di tenere aperte le scuole fino alle 22 sia da pura fantascienza, se solo pensiamo ai costi aggiuntivi di energia elettrica e di riscaldamento: ammesso e non concesso che i soldi spuntassero fuori, ci si chiede quali possano essere le ragioni per un tale spreco.
Le critiche riguardano, naturalmente, anche il
prolungamento dei giorni di lavoro sino a 230
all'anno, con l'ipotesi di insegnare quando nelle
aule si scoppia dal caldo e i ragazzi pensano a
tutt'altro fuorchè ad apprendere: l'idea sarebbe
quella di dotare di impianti di condizionamento gli
istituti, ma i docenti si chiedono con quali soldi
si potrebbe affrontare una spesa del genere ed anche
qui, a che pro. Sembra che qualche soldino, invece, dovrebbe spuntare per 'premiare' i dirigenti scolastici ai quali, a loro volta, sarà affidato il compito di selezionare il 'meglio' dei docenti del proprio istituto. Anche in questo caso, però, i docenti non si nascondono dietro ad un filo d'erba: spesso, i rapporti con alcuni colleghi non sono proprio, come si suol dire, 'idilliaci', perchè andare d'accordo con tutti è diventato difficilissimo.
Il timore degli insegnanti è quello di assistere
alla proliferazione all'interno degli Istituti di
vere e proprie 'lobby' (oltre a quelle già
esistenti) che avrebbero come scopo principale
quello di 'ingraziarsi' il parere favorevole dei
dirigenti scolastici.
Il punto maggiormente 'incriminato', però, rimane
quello delle 36 ore e delle supplenze 'coperte'
senza l'ausilio dei precari: anche in questo caso,
la mancanza di soldi rende utopistica questa
soluzione, anche se l'aumento delle ore di lavoro
risulterà, alla fine come da previsioni, più
contenuto. Il lavoro che gli insegnanti svolgono
attualmente in casa (già compreso nel 'prezzo', non
dimentichiamolo) come la correzione dei compiti o la
preparazione delle lezioni, sarà fatto
nell'Istituto? Anche qui, a che pro? Qui è possibile consultare il testo originale dell'articolo |