Sindacati. Profumo di sciopero Le sigle si preparano a un settembre infuocato contro i provvedimenti del governo. Nella protesta possibile unione tra movimenti e confederali di Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi 9.7.2014 Dopo giorni di fuoco e fiamme, ora è il momento dell’attesa. Se è vero che il premier Matteo Renzi, entro un paio di settimane al massimo, illustrerà le linee guida per la riforma della scuola da sottoporre alla consultazione pubblica, a breve ci sarà ben altro che gli annunci da poter commentare. Ma se quegli annunci saranno confermati nei contenuti, la strada della mobilitazione, e di un eventuale sciopero, sembra l’unica percorribile. Per i sindacati più moderati, come la Cisl e la Uil scuola, e per quelli più intransigenti, come la Cgil. Una protesta che metterebbe d’accordo non solo i confederali, ma anche i movimenti. Saldando le proteste dei docenti di ruolo e di quelli precari. Ad accendere la miccia, il pacchetto scuola, con i dettagli sulla riorganizzazione del lavoro dei docenti, la revisione dello status giuridico, l’organico funzionale e il taglio di un anno del percorso scolastico così come anticipati dalla stampa in questi giorni. In un’intervista a ItaliaOggi, il sottosegretario all’istruzione, Roberto Reggi, getta acqua sul fuoco e apre la strada al confronto seppure con tempi contingentati. Si vedrà se questo percorso darà i suoi frutti. Intanto ieri l’esecutivo nazionale della Uil scuola ha approvato all’unanimità il mandato a contattare tutti gli altri sindacati rappresentativi del settore per organizzare, per i primi di settembre, una manifestazione con tutte le Rsu (le rappresentanti sindacali dei singoli istituti) nella quale analizzare le norme che saranno proposte e decidere le eventuali mobilitazioni. «A prescindere da tutto, c’è un contratto di lavoro che non è stato rinnovato», spiega il numero uno della Uil scuola, Massimo Di Menna, «e se nella legge di stabilità non ci saranno le risorse, non sarà rinnovato fino al 2018. Su questo chiediamo risposte chiare. Poi c’è tutto il resto». Tutto il resto, come quelle 36 ore di lavoro settimanali, ad oggi già previste, e che però nel piano di Renzi diventerebbero più stringenti per i docenti, il cui maggiore impegno sarebbe valutato anche ai fini sella carriera. «Siamo prontissimi a confrontarci su come definire e riconoscere carichi orari diversificati; in molti casi, peraltro, si tratterebbe soltanto di dare visibilità a oneri di maggiore impegno già oggi sopportati da tanti insegnanti, ben oltre il solo orario di cattedra», ragiona Francesco Scrima, segretario Cisl scuola (che ha preparato una tabella di sintesi sui carichi di lavoro in Europa), «ma non si pensi di poter dilatare quest’ultimo a piacimento e a dismisura, significherebbe non conoscere il lavoro di chi sta a scuola». Lo Snals-Confsal guidato da Marco Paolo Nigi respinge l’ipotesi di compensare finanziariamente l’aumento di tempo-denaro per i docenti o l’introduzione di nuove discipline con la decurtazione di un anno delle scuole superiori (da 5 a 4 anni). E parla dichiaratamente già di sciopero Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda: «I docenti italiani lavorano quanto i loro colleghi europei, e in alcuni casi anche di più, basta considerare che le ore di insegnamento sono di 60 minuti e non di 45 o 50 come in altri Paesi Ue, l’approccio del governo è intollerabile». Attacca la Flc-Cgil di Mimmo Pantaleo: «Le proposte di Renzi si chiamano merito e carriera, ma significano tagli lineari e aumento dei carichi di lavoro». Pantaleo attacca anche le consultazioni on line, «sono di stampo grillino, non sono affatto convincenti, si apra invece un grande dibattito con docenti, Ata, genitori, studenti». |